Una mostra all’Accademia di San Luca. Palazzo Carpegna. Roma (fino al 15 luglio 2023)
di Luisa Chiumenti
Giulio Paolini, l’artista che è stato insignito, il 15 settembre 2022, dal Presidente del Praemium Imperiale, on. Lamberto Dini, del prestigioso Premium Imperiale per la pittura, è presente ora, con una nuova esposizione, negli spazi dell’Accademia di San Luca in Roma, palazzo Carpegna.
Grande è il contributo di questo artista che continua a dar luce all’intera comunità artistica mondiale, con il grande valore delle sue opere che si trovano in musei e gallerie di tutto il mondo.
Infatti, come ha sottolineato Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia, l’esposizione ha in sé “un senso emblematico perché si pone quale ennesima e lieta conferma dei sommi meriti artistici di Giulio Paolini, che hanno ben pochi termini di confronto nel panorama artistico del nostro tempo”.
Ed è interessante sottolineare come, per Paolini ‘ “l’ispirazione” sia quell’ “incessante lavorio mentale che si esprime attraverso il lavoro della mano, realizzandosi perfino nel sonno” nella concezione di “un mondo immaginato e teso a testimoniare la propria vita personale”.
Ideata da MarcoTirelli e Antonella Soldaini e da lei curata, la mostra è stata promossa e organizzata dall’Accademia Nazionale di San Luca, e realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Sei le opere create dall’artista appositamente per la mostra di Palazzo Carpegna, dove il pubblico viene guidato attraverso un itinerario concettuale composita fra pittura, fotografia e scultura, in uno spazio analitico e poetico che interpretal’espressione artistica nelle sue componenti dal l’artista, all’opera, all’istituzione, al pubblico stesso, e il rapporto con la storia. E’ “il farsi dell’opera, in cui “il passato rappresenta al tempo stesso il futuro della creazione artistica e la base stessa su cui si regge”.
Ed è con piacere che riportiamo le parole del Presidente dell’Accademia, Marco Tirelli: “Il sangue dell’Accademia sono gli Artisti. Gli Artisti del presente, che la fanno vivere e ne orientano il senso, gli Artisti del passato che sono i pilastri della torre da cui oggi possiamo osservare il mondo e gli Artisti del futuro che costruiranno i prossimi piani della torre determinandone l’altezza di visione”.
“Gli interrogativi posti sin dall’inizio della sua attività, cominciata negli anni Sessanta”, sottolinea la curatrice, Antonella Soldaini, “riguardanti il ruolo dell’artista, il suo rapporto con l’opera d’arte, l’ineffabilità e imprendibilità di quest’ultima, la posizione di noi osservatori nei confronti dell’oggetto artistico, l’influenza della storia e l’instancabile necessità di dare spazio al nuovo, risuonano ancora una volta e con poetica pregnanza nell’esposizione presso l’Accademia”.
E ancora come scrive Marco Tirelli: “L’opera di Paolini ci riporta (o meglio ci mantiene), dunque, in una visione dell’arte alta, riflessiva, profonda, enigmatica, metafisica e, nella sua leggerezza, ridà peso, senso e valenza interrogativa all’Arte”.
Ed entrando ora in mostra, eccoci nella prima sala al piano terra dove si “evoca una storia breve (qualche secolo!) volta ad affrontare proprio in questa sede gli aspetti più diversi ma concentrati in uno solo: quale cioè sia, sia stata o sarà, la ‘regola’ sempre taciuta e tuttora attuale per concepire o osservare un’opera d’arte. Il corpo di Sisifo (l’Artista) precipita al suolo (sul piano di lavoro) pronto a rinnovare la prova (l’opera) senza poter rinunciare all’impresa”.
E ancora, lasciando il porticato dell’Accademia e salendo al primo piano ecco la grande sala conferenze dove è allestito l’ultimo lavoro in mostra: Voyager (V) (1989-2023) che si pone in relazione diretta con lo spazio che la ospita: un tecnigrafo portatile aperto e appeso a rovescio al centro del soffitto ligneo della sala, da cui cadono alcuni fogli trattenuti dallo stesso tecnigrafo.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Gangemi Editore, con una presentazione di Marco Tirelli, un’intervista di Antonella Soldaini a Giulio Paolini e testi di Francesco Guzzetti, Giulio Paolini, Antonella Soldaini e Claudio Strinati.