Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma , fino al 26 marzo 2017
di Luisa Chiumenti
Giovanni Prini (1877 – 1958) fu un artista molto vivace che riuscì ad immettere la propria creatività sia come scultore, che come pittore e artigiano, nel fermento creativo della Roma dell’epoca.
Trasferitosi da Genova a Roma agli inizi del Novecento, è qui che, insieme con la moglie Orazia Belsito, apre le porte della sua casa-studio sulla via Nomentana agli esponenti più giovani della vita culturale della capitale, amici, intellettuali e artisti tra cui Duilio Cambellotti, Umberto Boccioni, Cipriano Efisio Oppo, Sibilla Aleramo, Gino Severini, Ettore Ximenes, Antonio Maraini, Giacomo Balla.
Prima rassegna a lui dedicata da una Istituzione pubblica qual è la Galleria d’Arte Moderna di Roma di Via Crispi, la mostra è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Archivi delle Arti Applicate italiane del XX secolo, per la cura di Maria Paola Maino…
Ed ecco “il salotto Prini” di Palazzo Lanzavecchia sulla Via Nomentana, raffigurato anche da Balla in un celebre dipinto in mostra, ricostruito in una sala all’interno della Galleria, con il tavolo e i mobili d’epoca disegnati dallo stesso Prini. Frequentato da amici artisti e intellettuali, da Cambellotti a Boccioni, a Ximenes, Bertoletti, Cipriano Efisio Oppo, Corazzini e Balla, ricostruisce l’atmosfera di un ambiente intellettuale romano che proponeva la propria fervida creatività in quello che era all’epoca il clima culturale romano. Molti di tali artisti lasciarono poi le proprie opere che appaiono esposte in mostra. Dopo la sede di via Nomentana l’artista abitò sempre a Roma, ma prima in Prati, a via Oslavia , vicino a Balla, aprendo invece lo studio in un primo tempo in centro città, a Corso Umberto e poi a Viale Pinturicchio con studio a Via Vodice.
Nell’ambito della Secessione romana, di cui fu anche uno dei promotori, Prini partecipò, fra il 1913 e il 1916, a tutte le mostre del gruppo ma seguì anche, molto da vicino, quelli che erano allora gli impegni della cultura militante verso i problemi sociali di chi abitava nell’Agro Romano nella linea di quel “socialismo umanitario” che aveva nelle sue file, sul finire dell’ Ottocento, personaggi di spicco come Cambellotti, Giovanni Cena e Alessandro Marcucci.
La mostra, curata da Maria Paola Maino, presenta 130 opere, che documentano percorso artistico di Prini nella sua interezza: dal grande marmo “Gli amanti” del 1909 / 1913, che apre la rassegna e ricorda il “Bacio “ di Klimt ( conservato nella stessa Galleria d’Arte Moderna) a quella particolare “versione ridotta” in ceramica e colature e “Le gemelle Azzariti”, il bronzo esposto nel 1913 alla prima mostra della Secessione Romana. Poi le opere minori e di arte applicata.
La mostra alterna quindi marmi e bronzi a dipinti, disegni, schizzi preparatori, studi, mobili, ceramiche, giocattoli, in gran parte provenienti dagli eredi, ma anche da collezioni private e dallo stesso museo (presentate alle Quadriennali di Roma e alle Biennali di Venezia). In mostra ci sono le opere di Prini e i molti ritratti della moglie Orazia a olio e ceramica, rappresentata come una rondine, e di altri artisti che hanno avuto rapporti con lui. Grandi artisti come Balla presente con un olio inedito del 1903 , Cambellotti con “Nudo” del 1904, Sironi con “Ballerina” del 1916, Severini con “Autoritratto” del 1904 e “Giovane ragazza in blu” del 1905.
Ed ecco, in due vetrine esposti anche giocattoli, come la meravigliosa “Mandria” in legno dipinto, realizzata da Cambellotti fra il 1915 e il 1918 e i Birilli e i giocattoli basculanti in cartapesta e legno di Prini, che nel 1919 aveva firmato un contratto con la fabbrica di giocattoli S. F. A. G. I. di Roma. C’è anche un piccolo gnomo rosso basculant firmato da Vittorio Grassi, alcuni anche esposti anche al Moma di New York.
Numerose le opere che Prini ha lasciato nella città e che sono analiticamente segnate su una grande mappa di Roma: dal fregio sulla facciata all’interno del pronao della Galleria Nazionale d’Arte Moderna realizzato nel 1911 (l’anno della grande esposizione internazionale per celebrare i cinquant’anni dell’Unità d’Italia), ai numerosi monumenti per le tombe del Verano, alle sculture per il Giardino del lago a Villa Borghese e per la Passeggiata del Pincio, fino agli interventi nella Casa Madre dei mutilati e invalidi di guerra a Piazza Adriana ed al portale dell’attuale Ministero dello sviluppo economico a Via Veneto, come pure il portale per la chiesa dei SS Pietro e Paolo all’Eur, la Pietà per la cappella della Città Universitaria, ed anche l’altorilievo per il Boccascena del Teatro Costanzi del ’28.
Moltissime le carte, le foto, le pubblicazioni e i ricordi presenti in mostra grazie al prestito degli Archivi delle arti applicate italiane, ma soprattutto da ricordare sono anche le opere di Prini come ceramista, creatore di oggetti in ceramica invetriata e terracotta. Significativo è al riguardo il fatto che il manifesto dell’Associazione Propaganda Artistica Industriale per il rinnovamento delle arti applicate, del 1917, annovera anche la sua firma insieme con quelle di Galileo Chini, Plinio Nomellini e Aleardo Terzi e che l’artista partecipò con le sue opere anche alla Mostra delle Arti Decorative di Monza del ’23.
Per informazioni:
Galleria d’Arte Moderna di Roma, Via Francesco Crispi 24.
tel. 060608
www.galleriaartemodernaroma.it