Roma Via delle Quattro Fontane 13.
di Luisa Chiumenti
L’accurato rinnovamento delle sette sale dell’ala nord del piano nobile di Palazzo Barberini ha interessato non solo le strutture architettoniche, ma anche l’illuminazione, le didascalie, i pannelli informativi, tutto quello che, in effetti, riguarda gli aspetti più significativi di un percorso di visita ottimale. E’ così che le 42 le opere in mostra, che hanno incluso anche una serie di prestiti temporanei pervenuti da collezioni pubbliche e private, vengono ora presentate in ordine cronologico – geografico, con approfondimenti a volte tematici, e a volte anche monografici. In tal modo viene effettivamente narrata non solo la storia di una grande famiglia, ma viene anche offerta alla conoscenza del grande pubblico, una chiara visione di quello che è stato lo sviluppo architettonico di un palazzo che ha visto attiva la creatività di artisti ed architetti come Bernini, Borromini e Pietro da Cortona.Ed ecco ad esempio le sale che fanno risplendere la pittura ferrarese e quella senese, facendo rifulgere la Ferrara degli Estensi che, con Ludovico Ariosto e pittori come Tiziano e Giovanni Bellini resero fervido un periodo di intensa creatività contrassegnato da figure insigni di artisti quali Dosso Dossi e il Garofalo.
Ma è anche il periodo in cui Siena accoglieva linguaggi figurativi che avrebbero innestato meraviglia e stupore con le realizzazioni forti di un Sodoma o di un Beccafumi. E per soffermarci ora su altre sale fra più avvincenti, eccoci alla Sala che accoglie “La Fornarina”, dove colpisce subito, e quasi commuove, proprio sul nastro blu che avvolge il braccio della fanciulla, la prestigiosa ”firma”, in caratteri dorati: “Raphael Urbinas”. E se è molto interessante notare come la prima opera del percorso espositivo sia il “Galata” e cioè una scultura romana pur scaturita da un rifacimento, operato dallo “statuario” Niccolò Menghini (che aveva lavorato a sua volta su un’opera mutila romana del I sec. d. C., proveniente da un gruppo monumentale ellenistico), il visitatore è colpito dalla monumentale “Velata”, accolta nella sesta sala, ossia quella sacerdotessa di Vesta di Antonio Corradini, scolpita nel 1743, durante il suo soggiorno romano.
Ma per parlare del vivo interesse offerto dalle altre sale, ordinate secondo un criterio cronologico, geografico o per ambiti e scuole. vogliamo fermarci almeno su alcune, come la sala 12 , dedicata a tematiche devozionali, o alla Sala della Divina Sapienza, affrescata da Andrea Sacchi nel 1630, che mostra, al centro, due globi della sfera terrestre e celeste di Matthäus Greuter con chiaro riferimento all’interesse verso discipline scientifiche, astronomiche e cartografiche dei Barberini che possedevano appunto i due globi. Ma soprattutto qui si assiste ad una sorta di celebrazione del potere della famiglia Barberini attraverso i busti e le tele rappresentanti di quel potere, fra cui spicca l’ Urbano VIII di Gian Lorenzo Bernini. Ricordiamo come i lavori di riallestimento delle sale di Palazzo Barberini dedicate al Cinquecento, siano iniziati nel 2017 con il riallestimento dell’Ala Sud, proseguendo poi, nel 2019, con quello delle sale del Seicento. Per quanto riguarda i futuri interventi, in particolare quelli relativi al piano terreno, essi avranno lo scopo di restituire al pubblico “un percorso organico e facilmente leggibile, in una struttura espositiva narrativa, che metta in risalto anche la storia del palazzo e delle sue collezioni”, così come ha sottolineato la direttrice Flaminia Gennari Santori che ha realizzato questo progetto insieme con Maurizia Ciccone e Michele Di Monte, affidando il progetto di allestimento a Enrico Quell.