Roma. Una grande mostra all’Ara Pacis. (fino al 18 settembre 2016)
di Luisa Chiumenti
Per la prima volta vengono esposte a Roma le opere di Domon Ken che fra l’altro non erano più state presentate fuori dal Giappone da ben 26 anni. L’occasione per la bella mostra allestita ora all’Ara Pacis si è presentata per le celebrazioni dei 150 anni delle relazioni diplomatiche fra Italia e Giappone. L’artista, attivo fra il 1935 e il1979, ha seguito, con il suo obiettivo, tutte le vicende del suo paese, attraverso le sue alterne vicende, verificandone l’impatto con la popolazione (donne e bambini in guerra e in pace, uomini in armi, paesaggi, immagini cittadine e ritratti di ogni tipo). In particolare, come ha sottolineato il Soprintendente Presicce, ..“La bellezza dell’opera di Domon Ken è sintesi, per immagini, di cinquant’anni di vicende storiche e sociali del Giappone viste dall’uomo e rese da un’istantanea assolutamente non drammatica : la fotografia che coglie e restituisce ciò che è stato nella storia per un momento. E ciò che di essa permane si fa arte” (cfr. Catalogo Skira, a cura di Rossella Menegazzo, Takeshi Fujimori, con l’assistenza di Yuki Seli). Assertore del realismo nella fotografia del dopoguerra, Domon basò la sua forza creativa su un “legame diretto tra macchina fotografica e soggetto”, convinto che la macchina fotografica fosse comunque soltanto uno strumento, in quanto lo scatto non può che nascere dall’uomo e dal suo pensiero.
L’8 dicembre del ’41 Domon si trovava nel backstage del Teatro Bunraku di Yoysubashi a Osaka quando veniva trasmessa l’edizione straordinaria che annunciava la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti; da quel momento, agli inizi della sua attività e poi, fino al 1943, egli realizzerà ben 7000 negativi che sarebbero stati poi raccolti nel volume “Burnaku” pubblicato nel 1972. Durante la maggiore espansione giapponese nel Pacifico, subito prima dell’inizio della II guerra mondiale, Domon fu uno dei pochi fotografi professionisti che riuscirono ad avere, nonostante le regole rigide del regime, l’assegnazione di materiale fotografico per incarichi ritenuti essenziali, quali i servizi destinati ad esigenze di propaganda del Governo, del Ministero degli Esteri, dell’Agenzia Internazionale del Turismo, della Società per Relazioni culturali internazionali e tuttavia l’artista preferì ritirarsi ben presto dalla scena pubblica e dedicarsi alla cultura e alla classicità, in particolare ai templi buddhisti e al Teatro dei burattini Bunraku. E’ al termine del conflitto mondiale, dal 1945. che l’artista cominciò ad affermarsi come fotografo freelance, lavorando per diversi periodici e, già un anno dopo riprese a fotografare i tempi buddhisti e in particolare il Muroji, ma anche le antiche capitali di Nara e di Kyoto e la sua fama cresce notevolmente, mentre la sua estetica va orientandosi sempre di più verso quella forma di realismo che gli permetterà di far luce non solo “sulla realtà, ma sulla verità”.
Una “realismo sociale” in contrasto con la propaganda governativa. Nel1950 lo troviamo leader della fotografia amatoriale, mentre continua la sua smagliante ascesa nel mondo della fotografia. Segnaliamo ancora, dopo i numerosi, continui successi, l’ingresso della sua raccolta “Hiroshima”, pubblicata nel 1958, un anno prima della sua prima emorragia cerebrale che colpì Domon Ken, nel 1972, nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. La raccolta si compone di centottanta fotografie introdotte da una breve introduzione esplicativa. La pubblicazione, dopo tanti anni dall’evento, ebbe una grande forza comunicativa con un impatto sociale molto vasto, particolarmente toccante se riferito ai molti ritratti di bambini sopravissuti. E’ il 1980 quando viene pubblicata a Tokyo la raccolta completa di Domon Ken in 13 volumi e il primo ottobre dello stesso anno viene inaugurato il primo museo in assoluto dedicato ad un fotografo. Domon Ken morirà nel 1990 all’età di 80 anni, lasciando una grande testimonianza della forza rappresentativa connessa ad un mezzo come la fotografia.
Per informazioni:
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