Filippo de Pisis
Natura morta marina, 1929
Olio su cartone telato, 50,2 × 70,8 cm
Milano, Collezione Augusto
e Francesca Giovanardi
Foto di Alvise Aspesi
© Filippo de Pisis by SIAE 2019
Roma. Via di S. Apollinare, 46
(fino al 20 settembre 2020)
di Luisa Chiumenti
Prodotta da Electa con il sostegno dell’”Associazione per Filippo de Pisis”, la mostra, promossa e organizzata dal Museo Romano e dal Museo del Novecento di Milano (dove, nei mesi scorsi, è stata presentata un’ampia retrospettiva antologica dell’artista curata da Pier Giovanni Castagnoli), è stata curata sempre da Castagnoli, insieme con Alessandra Capodiferro responsabile del Museo di Palazzo Altemps. L’esposizione, che si avvale anche di un bel Catalogo edito da Electa, presenta ventisei dipinti, ma soprattutto è da notare come ponga l’accento in particolare su una vasta produzione di carte e acquerelli dell’artista ferrarese. E a tale proposito il curatore sottolinea come, all’interno del laboratorio del grande pittore, protagonista del ‘900 italiano, sia da mettere bene in luce la sua grande capacità di disegnatore, basata anche sul suo particolare modo di “sentire” il disegno non come preparazione ad un dipinto, anche se in molti casi è di completamento ed arricchimento della pittura, ma sostanzialmente, come “opera artistica autonoma e a se stante”.
Filippo de Pisis
Natura morta occidentale, 1919
Verona, collezione della Fondazione Cariverona
© Archivio fotografico della Fondazione Cariverona
© Filippo de Pisis by SIAE 2019
Come ha scritto Argan: ”Si sa che non esiste la distinzione tra i disegni e i dipinti di De Pisis. Il segno, nella sua più astratta sostanza grafica o nel suo iniziale valore d’ideogramma è dunque l’estremo obiettivo formale cui tende sia pure soltanto per sottrarsi alle occasioni sensorie; il colorismo di De Pisis, così come il colorismo di Cézanne logicamente tendeva all’astrazione geometrica del cubo, della piramide, della sfera. Soltanto riducendosi alla concisione del segno, adeguandosi all’assoluto del bianco e del nero, i colori declinano ogni allusione naturalistica, diventando invenzione verbale, forma compiutamente espressiva…”
Filippo de Pisis
Nudo (Riposo del Fauno), 1934
Acquarello, 33,2 × 25,2 cm
Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna
e Contemporanea, Gabinetto Disegni e Stampe.
Su concessione della Fondazione Torino Musei
Studio fotografico Gonella
© Filippo de Pisis by SIAE 2019
E si può anche osservare come l’allestimento particolare avvenuto a Palazzo Altemps, metta in sintonia tutto ciò con la scultura classica ivi esposta in modo permanente. Segnaliamo i molti esemplari di grafica che rappresentano nudi e ritratti virili, opere grafiche su carta, disegni a matita o sanguigna e acquerelli, come la bellissima figura dell’ ”Archologo”, Filippo Tibertelli (in arte Filippo de Pisis), nato a Ferrara nel 1896, in una famiglia aristocratica, pieno di interessi culturali e profondo studioso, scrisse e pubblicò molti dei suoi approfondimenti e frequentò, specie durante il suo soggiorno romano, personaggi di alto profilo in gran parte conosciuti attraverso i suoi rapporti con De Chirico e la sua metafisica. Viaggiò molto: a Venezia, Parigi, Londra, Cortina, ma fu soprattutto con Roma, che raggiunse già nel 1919, ebbe un rapporto più vivo e particolare.
Filippo de Pisis
La cena del cappuccino, 1923
Olio su cartone, 30 × 50 cm
Collezione privata
courtesy Galleria Tega e Farsetti Arte
© Filippo de Pisis by SIAE 2019
A Roma egli visitò i musei, affascinato dalla pittura del Seicento e da Caravaggio, frequentò gli intellettuali e gli artisti: dai futuristi Marinetti, Prampolini, Dottori, Pannaggi, a Mario Broglio o a Spadini con cui va a dipingere all’aria aperta. E sarà ancora a Roma che presenterà la sua seconda mostra importante al Teatro Nazionale, invitato altresì alla III Biennale Romana, per poi esporre ancora a Roma, in una personale organizzata per lui da Bragaglia. A Roma continuerà a dedicarsi pienamente alla pittura, aprendo uno studio che chiamerà “Gabbia d’oro” in un ex granaio del principe Massimo. Ed eccolo, nel ’25, cominciare la sua ascesa verso Parigi dove ritroverà de Chirico che lo presenterà ai maggiori artisti del tempo: da Braque a Picasso a Matisse, a Svevo.