Correggio – Ritratto di Dama
Arte a Parma nel Cinquecento: una mostra alle Scuderie del Quirinale.
Roma. Via XXIV maggio 16 (fino al 26 giugno)
di Luisa Chiumenti
L’opera di Correggio e del Parmigianino, artisti tra i più noti ed amati del Cinquecento italiano è ampiamente illustrata dai numerosi dipinti e disegni (circa un centinaio) esposti in una sensazionale mostra, allestita nelle sale delle Scuderie del Quirinale in Roma. Promossa da Roma Capitale e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio dell’Università di Parma, la mostra, che si apre con le due portelle d’organo della Steccata, alte più di cinque metri, eseguite da Parmigianino verso il 1523, si sviluppa, nelle prestigiose sale delle Scuderie del Quirinale, con un percorso espositivo particolarmente suggestivo. L’esposizione è stata curata da David Ekserdjian, uno dei più grandi studiosi ed esperti di quel periodo in cui l’arte, particolarmente a Parma, aveva raggiunto livelli elevatissimi, dando l’avvio alla nota “Scuola di Parma”, così come era stata denominata dal Lanzi (cfr. Catalogo della mostra edito da Silvana Editoriale e curato da David Ekserdjian). Come rappresentanza di tale “Scuola”, ecco infatti, in mostra, accanto ai lavori dei due maestri, quelli di alcuni artisti che li ebbero presenti quali “modello di ispirazione” : da Francesco Maria Rondani a Giorgio Gandini del Grano (attenti seguaci di Correggio), a Girolamo Mazzola Bedoli (seguace del Parmigianino) a Michelangelo Anselmi che fu seguace di entrambi. Circa cinquanta i musei, tra i più importanti del mondo, che hanno prestato opere dalla propria collezione ed ecco come Correggio, dai suoi numerosissimi fogli, subito si manifesta come accurato ed eloquente “disegnatore”, così come Parmigianino, altrettanto abile e prolifico disegnatore (si conoscono ben mille fogli) si esprime con la penna e l’acquerello nei deliziosi paesaggi come nelle scene più naturali e semplici, quale, ad esempio, quella che rappresenta “tre uomini in barca durante una traversata”.
Correggio – Riposo durante la Fuga in Egitto con San Francesco
Il suo particolare, raffinatissimo stile, come ricorda Elisabetta Fadda (catalogo cit.), maturato a Parma (fino al 1524 tranne la breve fuga nella vicina Viadana durante l’assedio francese della città) e manifestato poi a Fontanellato, dove affresca con la storia di Diana e Atteone le lunette e la volta della rocca (suo capolavoro giovanile), e dipinge un ritratto di Galeazzo Sanvitale signore del castello, ha trovato ampia diffusione a Venezia, Fontainebleau e Praga. E come non rimanere affascinati di fronte a “La schiava turca” del Parmigianino dolce nell’espressione e quasi “ammiccante” da quel suo copricapo così particolare. Approdata ora, temporaneamente, alle Scuderie del Quirinale a Roma, per essere ammirata dal grande pubblico, la bellissima tela, presente nelle collezioni del cardinal Leopoldo de’ Medici dal 1675 è conservata oggi presso la Galleria Nazionale di Parma. L’altro capolavoro, che attrae l’attenzione del visitatore, proprio per quel suo sguardo intenso e profondo è certamente l’ “Antea”, proveniente dal Museo di Capodimonte a Napoli. Ma non solo quello sguardo colpisce con “…i profondi occhi castani”… “ben aperti, tanto da mostrare tutta la parte bianca”, puntati “sull’osservatore” con “il loro sguardo fermo”, …bensì tutto l’abbigliamento appare studiato in ogni minimo dettaglio. “La dama”, come è descritto in una accurata scheda in Catalogo, “è vestita ancora più sfarzosamente della “Schiava turca”, con uno splendido abito giallo e una martora poggiata con eleganza sulla spalla destra. La mano destra è coperta da un guanto, mentre la sinistra gioca con una collana che scende dal petto. Ai lobi forati, due orecchini di perle ovali pendono da catenelle d’oro, e il capo è ornato da un monile con un rubino al centro e un’altra perla pendente….”
Correggio – Danae
Ma ecco i numerosi ritratti come il “Ritratto di uomo” della Borghese o lo straordinario “Ritratto di Lorenzo Cybo”( proveniente da Copenaghen, Staten Museum for Kunst), dipinto a Roma dal “giovane Parmigianino” verso il 1525, di cui il Vasari avrebbe scritto: “Capitano della guardia del papa e bellissimo uomo…il quale si può dire che non lo ritraesse, ma lo facesse di carne e vivo”. Anche qui colpiscono i numerosi dettagli come quelli che evidenziano il ruolo militare del Cybo attraverso i gesti delle sue mani; egli infatti “brandisce un corto pugnale nella mano sinistra e con l’altra aiuta il giovane paggio che solleva la possente spada a doppia impugnatura del padrone in posizione verticale e che allo stesso tempo gli tiene i guanti” (cfr. Catalogo cit.). E una sezione della mostra è particolarmente dedicata a quei disegni, progetti e studi (53 lavori in cui sia Parmigianino che Correggio si confrontano con i comprimari) che si riferiscono in genere, come avveniva in particolare nel Rinascimento, a successive realizzazioni delle corrispondenti opere.Ed ora, passando alla produzione, in mostra, di Antonio Allegri (1489 – 1534), detto il Correggio, dall’omonima cittadina emiliana in cui nacque e a cui risalgono le prime opere, vediamo Correggio arrivare a Parma, chiamato ad affrescare la volta di una stanza negli appartamenti privati di Giovanna da Piacenza, badessa del Monastero benedettino di San Paolo. Un capolavoro d’innovazione al pari degli affreschi della cupola di San Giovanni Evangelista e poi del Duomo. Un lavoro immenso quest’ultimo che lascerà incompiuto.
Francesco Mazzola, il Parmigianino. Ritratto di giovane donna detta “Schiava turca”
Formatosi a Mantova, la città di Andrea Mantegna, pittore dei Gonzaga, da lui riprenderà l’abilità per la prospettiva e l’amore per l’antichità e l’allegoria. Ed ecco l’ “Educazione di Amore” della National Gallery di Londra, eseguito da Correggio per il conte Nicola Maffei di Mantova. A Parma negli anni della formazione del Parmigianino, lavora Correggio, più grande di lui, che Vasari nella prima edizione delle “Vite” definisce suo maestro. La mostra espone quindi una sorta di esaltante quanto stimolante confronto, fra i due grandi artisti : dalla “Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne” da Strasburgo, del giovane Correggio, la prima scena notturna del pittore, che “cita” forse il Mantegna, ispirandosi anche al modello a mezza figura di Leonardo, al “David davanti all’Arca dell’Alleanza”, la grande tela che corrisponde a una delle due ante per organo dipinte per il monastero di S. Benedetto Po. E poi le opere della maturità come “Noli me tangere” di Correggio dal Museo del Prado di Madrid, l’incontro fra il Cristo e la Maddalena inserito in un paesaggio di grande bellezza e di Parmigianino e la “Madonna di S. Zaccaria” degli Uffizi.
Per informazioni:
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