Sarà Salvatore Sava, famoso scultore salentino, a esporre il suo “Candido Presepe” nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.
Da sabato 16 dicembre 2017, dunque, alle ore 17.30, a Roma, nella Basilica di S. Maria degli Angeli e Martiri, continua ciò che è divenuta una tradizione: uno scultore interpreta il presepe, libero nella scelta dei materiali e nel linguaggio, nella realizzazione dei personaggi che andranno ad occupare uno spazio predefinito: un grande cerchio di tre metri di diametro.
Quest’anno, con la collaborazione del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” di Castronuovo Sant’Andrea, è toccato a Salvatore Sava, il giovane scultore pugliese che ha affrontato il tema senza dimenticare la tradizione della sua regione. Finito il suo presepe (composto di oltre 30 personaggi), Salvatore Sava istintivamente lo ha portato sul prato del suo paese in modo che il bianco della pietra risaltasse sul bruno denso della terra. Ciò che poteva sembrare solo una necessità pratica, una sorta di messa in scena dei personaggi, per calcolare l’occupazione dello spazio prefissato, diventava un omaggio al paese, alla sua gente, alle famiglie di contadini tra i quali era cresciuto e che, senza volerlo, si scoprivano collocati al centro del recinto.
Il Bambino, Giuseppe e Maria sono, allora, l’emblema del fuoco domestico, della “casa-famiglia” portata a una sintesi estrema, ridotta a una pura struttura, alla forma squadrata e appena sbozzata della pietra leccese. Che non ha rivali per quanti intendono esaltare la loro indole indipendente sottraendosi al peso della materia, e si oppongono alle convenzioni dell’insegnamento accademico cercando un progressivo distacco dal linguaggio figurativo. L’iterazione dei soggetti, dalle grandi membra e dalle piccole teste, estremamente semplificate e colte in un movimento appena accennato, diventa un vero e proprio motivo plastico quando, ad esempio, affronta la “moltitudine” del gregge. Il presepe è accompagnato da un volumetto, pubblicato dalle Edizioni della Cometa, con una nota di Giuseppe Appella, una preghiera, scritta per l’occasione dall’artista, e una breve biografia che mette in luce l’intensa attività di Salvatore Sava, in Italia e all’estero.
E’ una delle sue opere più intense ed esteticamente interessanti il “Candido Presepe” che approda alla prestigiosa solenne Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza della Repubblica (la chiesa, com’è noto, dove si svolgono le cerimonie ufficiali dello Stato italiano) costruita nell’area archeologica delle Terme di Diocleziano, ultimo progetto architettonico del genio di Michelangelo e di Luigi Vanvitelli; quel presepe di pietra bianca che, come ha scritto Giuseppe Appella nel prezioso cataloghino, è frutto di “una ricerca ostinata delle forme più genuine ed austere, con volumi disadorni, partecipi della stessa natura del materiale, che si sostengono e si contrastano nello spazio“.
La ricerca dello scultore salentino Salvatore Sava (è nato nel 1966 a Surbo, Lecce, dove vive e lavora) si sviluppa ormai dal lontano 1983, quando comincia ad imporsi all’attenzione della critica più avveduta con le sue prime mostre personali, in un percorso coerente e rigoroso che si incentra su una libera e fantasiosa aggregazione di materiali di recupero, soprattutto ferro e pietre, e su una continua messa in discussione degli statuti linguistici della scultura che registrò anche nel nostro paese il transito tra gli anni, anni Cinquanta e Sassanta, che fu di forte fermento innovativo. Ripartendo dalle esperienze degli ultimi cicli creativi, Sava continua a coniugare in maniera originale e suggestiva le forme, le metamorfosi e reperti della cultura contadina con una feconda ricerca nella contemporaneità, ispirata da un ricco fervore creativo, additando di volta in volta nuovi percorsi e giungendo a più articolati approdi.
In particolare, nell’ultimo decennio, nel suo universo immaginativo, e nel concretarsi delle sue opere, va gradualmente, ma irreversibilmente, sempre più dominando una sorta di decantazione del coinvolgimento emotivo attraverso un fare che non rinuncia ai riferimenti antropologici, ma diventa più libero e sempre più aperto all’analisi dei rapporti tra lo spazio della scultura e quello dell’ambiente con cui crea motivi di “dialogo” e di coinvolgente interazione. A partire dalla serie “Tramontana” (intorno al 1998) si apre per Salvatore Sava una fase creativa assai fertile, in cui l’attenzione nell’assemblaggio dei materiali è tutta rivolta all’invenzione “puramente” formale; che continua nella produzione più recente, popolata da strutture con aeree ramificazioni, dotate di grande levità e grazia, che sembrano tentare le forme nella ricerca di innumerevoli equilibri possibili.
Salvatore Sava dal 1990 insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. La prima mostra personale risale al 1983. Nell’attività più recente è privilegiato il lavoro nelle tre dimensioni, ma si dedica anche alla grafica, alla pittura e alla fotografia, affrontando sovente temi di natura ecologica.
Tra le personali a cura di Luciano Caramel: 1996, Magica Luna, Castello Carlo V, Lecce; 1999, Tramontana, Galleria San Carlo, Milano; 2001, Salvatore Sava. Opere 1994-2001, Castello Carlo V, Lecce; 2009, Eliomorfosi, Galleria San Carlo, Milano. 2010/2011, Il Candido Presepe di Salvatore Sava, a cura di Giuseppe Appella, Duomo di Orvieto. 2011, Le radici della speranza, MAP-Museo della scultura contemporanea, Brindisi, a cura di Massimo Guastella. 2014, Follie barocche, a cura di Letizia Gaeta e Massimo Guastella – Università del Salento, Monastero degli Olivetani, Lecce. Nell’ottobre 2014, a Castronuovo di Sant’Andrea (Pz), per il MIG, esegue una installazione-performance in Piazza Civiltà Contadina, dal titolo: L’albero di Castronuovo con il canto delle cicale di metà ottobre. Molte e prestigiose le mostre collettive a cui ha partecipato, con un riscontro critico per lui sempre molto lusinghiero e gratificante.
Testo di Michele De Luca