VIJA CELMINS (USA)
© The Japan Art Association / The Sankei Shimbun
di Luisa Chiumenti
Nel 1988, per celebrare il centenario della Japan Art Association,fu istituito il Praemium Imperiale. Quale “riconoscimento tangibile al valore universale dell’arte, riconosciuto alle personalità di maggior rilievo internazionale nei campi della pittura, della scultura, dell’architettura, della musica e del teatro/cinema. Ciascuno dei premiati nelle cinque categorie riceve un premio di 15 milioni di yen (circa 96.000 euro), un diploma e una medaglia.
Venne poi aggiunta anche una Borsa di Studio per Giovani Artisti.
Come di consueto é stato il Presidente, on. Dini, ad effettuare l’annuncio dei 5 vincitori dell’anno 2023 alla presenza di un gruppo di autorità e di giornalisti, presso il Grand Hotel Excelsior di Roma.
Non potendo soffermarci qui su tutti i processi creativi che hanno meritato il famosissimo Premio che si identifica con il Nobel delle Arti, indichiamo quali sono stati i vincitori del prestigioso premio: Marsalis per la musica, Wilson per il teatro/cinema, mentre, al Rural Studio e alla Harlem School of the Arts é stata assegnata la Borsa di Studio per Giovani Artisti, per soffermarci in particolare sui premi di pittura, scultura e architettura.
DIÉBÉDO FRANCIS KÉRÉ
©️ The Japan Art Association / The Sankei Shimbun
Così per la pittura, ecco come la vincitrice VIJA CELMINS (USA), nata a Riga il 25 ottobre 1938, si sia distinta per una maniera piuttosto innovativa nel rappresentare, con i suoi disegni e dipinti, ma senza parole, la grandiosità degli oceani, dei cieli notturni, dei deserti, ma anche l’avviluppo delle ragnatele, ossia la Natura in ognuna delle sue più specifiche e differenziate espressioni.
Sfuggita con la sua famiglia all’invasione dell’esercito sovietico visse a lungo nei campi profughi d’Europa, immigrando infine in America nel 1948.
E fu qui che, non conoscendo la lingua apprese il linguaggio dei disegni e dei dipinti, con cui comunicare le proprie emozioni e sensazioni. E fu poi in California, che approfondì gli studi conseguendo, nel 1965 la laurea magistrale all’Università della California. E la troviamo ancora oggi a New York, dove, con lo stesso spirito insegna pittura e scultura, comunicando la sua filosofia: “Sento, osserva fra l’altro ella stessa, che, sebbene io lavori per me stessa, l’arte è davvero qualcosa che va da una persona all’altra”.
Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Museum of Modern Art (MoMA) a New York, alla Tate Modern di Londra e in altri prestigiosi musei in tutto il mondo.
OLAFUR ELIASSON (Islanda/Danimarca
©️ The Japan Art Association / The Sankei Shimbun
Molta innovazione si coglie nell’opera del vincitore del Premio per la scultura, OLAFUR ELIASSON (Islanda/Danimarca), nel 2019 è stato nominato Ambasciatore di buona volontà del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) nella lotta al cambiamento climatico e per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Lo studio di Eliasson a Berlino, con un corposo staff, ha cercato di trovare modi nuovi, sostenibili dal punto di vista ambientale, sia per creare che per trasportare le opere d’arte, credendo anche fermamente che “l’arte possa cambiare la societàe dimostrare alle persone quanto conti il proprio impegno individuale”, oltre a lavorare su progetti artistici, Eliasson ha dato vita ad altre iniziative, come l’impresa sociale che produce la lampada a energia solare “Little Sun” (2012), una lampada funzionale e a prezzo contenuto, che offre cinque ore di luce brillante dopo cinque ore di ricarica al sole.
Nel 2003 ha rappresentato la Danimarca alla Biennale di Venezia. Nello stesso anno, con un interessante “The weather project,” presentato alla Tate Modern di Londra, usò la luce “per creare l’illusione di un gigantesco sole nella “Turbine Hall”.
Ma eccoci all’interessante percorso creativo del vincitore del Premio per l’architettura, DIÉBÉDO FRANCIS KÉRÉ (Burkina Faso / Germania) Nato a Gando(BurkinaFaso)il 10 aprile 1965,professore all’Università Tecnica di Monaco dal 2017, che ha sviluppato sulla sua stessa esperienza personale, l’impulso per il rinnovamento dell’architettura in particolare nella sua funzionalità. Così ad esempio, ricordando come nella scuola in cui aveva studiato c’era troppo poca la luce nelle aule e come fossero scomodi i banchi pensò poi di utilizzare anche i materiali costruttivi della sua terra d’origine, ma migliorandone la funzionalità, avvicinandosi alle scuole di design già sviluppate in Europa, dove presto si spostò per approfondire i suoi studi.
Fra i numerosi premi che gli sono stati conferiti, è da ricordare come sia stato il primo architetto africano a essersi aggiudicato il Premio Pritzkerper l’Architettura nel 2022.