Di Teresa Carrubba
“Yo soy tu madrina, gli ho detto, e lui mi è corso incontro e mi ha baciata. Lui è Luis, 11 anni, guatemalteco. L’ho adottato a distanza e tre anni fa sono andata in Guatemala per conoscerlo. Un’emozione fortissima che mi rimarrà per sempre nel cuore e nella mente. Sarebbe bello se molti la condividessero facendo la mia stessa esperienza” . Sono le espressioni accorate di una Raffaella Carrà materna, dolcissima, spinta da un intenso spirito di solidarietà umana. Tanto forte da sentire il bisogno di comunicarlo agli altri. Questa la vera motivazione del programma televisivo Amore in onda su Raduno, oltre ovviamente alla necessità di informare con esattezza su un tema tanto delicato come l’adozione a distanza di un bambino. Ad aiutarla nell’opera, anche quindici Onlus specializzate in adozioni a distanza e la supervisione del Segretariato sociale della Rai. Attrice, cantante, conduttrice, ballerina, tra le star italiane più conosciute all’estero, Raffaella Carrà in questa occasione ha mostrato un valore aggiunto, la tenerezza verso i bambini. A partire da quello spot, tanto esplicito quanto coinvolgente, nato dalla telecamera creativa di Oliviero Toscani, regista e fotografo, un maestro nell’armonizzare i vari colori della pelle. Bambini di ogni razza in un unico grande abbraccio d’Amore, quello della Carrà, appunto. Bambini bisognosi di tutto, degli elementi più essenziali alla crescita, ma soprattutto di sentimenti. E la Carrà, a quanto sembra, di sentimento materno ne ha da vendere se è vero che di bambini ne ha adottati sette. A distanza, ma li segue, e non solo economicamente. Una sorta di risarcimento per non aver avuto figli, forse, e la possibilità di aiutare dei piccoli indifesi ha toccato le sue corde più sensibili. La trasmissione televisiva scopre dunque un gesto nobile a rischio di esporsi ad una bassa audience visto il tema così impegnativo per 10 puntate. “Pazienza se faccio un po’ meno ascolti, ho sempre rischiato molto, stavolta rischio del tutto”, ci ha detto in un’intervista durante la conferenza stampa di presentazione di Amore da cui è venuta fuori una Carrà ancora più grintosa del solito , forte della sua comprovata professionalità e di una delicatezza che la rende di un’umanità contagiosa. Del resto, i temi sociali hanno spesso impreziosito le sue ultime trasmissioni, anche quelle apparentemente di puro spettacolo.
D.- Una trasmissione di varietà e spettacolo non le basta più?
R.- Ultimamente mi sono resa conto che non posso più fare a meno di trattare temi sociali nelle trasmissioni che conduco. Pur riconoscendo che da soli non reggerebbero. E’ necessario che il contenitore sia magico, spettacolare, divertente. Ho cominciato con Pronto Raffaella a capire che la gente mi telefonava non solo per i giochi ma anche per esporre i loro problemi, spesso anche di una certa gravità. Io rispondevo solo con il buonsenso di una donna perché non ero preparata. Conducevo uno spettacolo dove tutto era magia e scintillii, dove si cantava e si ballava. Quella situazione imprevista, invece, mi coinvolgeva e mi dava adrenalina. In seguito, con “Carramba che sorpresa” ho avuto modo di capire davvero, attraverso le commoventi testimonianze, quello che hanno vissuto i nostri emigranti. Le loro vite si sono inchiodate nel mio cuore, nella mia mente. Da allora io non posso più fare un programma dove ci sia solamente spettacolo.
D.- Tornare in televisione dopo due anni con una trasmissione così audace come Amore ha un significato preciso per lei?
R.- Sì perché altrimenti non sarei tornata. Sono una persona particolare, se mi allontano per un po’, decido di tornare solo quando ho qualcosa da dire, quando ho un obiettivo. Ho avuto una bellissima carriera. Anche se mi sono fermata per alcuni periodi il pubblico non si è mai dimenticato di me. Tornare per me significa sfidare me stessa con questo progetto in cui credo, che abbiamo cercato di vestire insieme agli autori con tutti gli elementi dello spettacolo. L’argomento dell’adozione a distanza di un bambino e lo spettacolo sono due cose molto diverse, è chiaro, ma in questa trasmissione abbiamo fatto in modo che si miscelassero con molta grazia e delicatezza.
D.- Com’è nata l’idea di questa trasmissione?
R.- Da una mia esperienza personale con l’adozione a distanza; lo so bisognerebbe dire sostegno e non adozione, come ci suggeriscono gli operatori del settore, ma io uso quella definizione perché è più tenera, la sento di più. Adottare significa abbracciare portare vicino a te anche se è lontano. Comunque si dica, si tratta di sostenere un bimbo che vive in difficoltà nel suo paese, con circa 25 euro al mese. Si crea un rapporto diverso da quello che nasce dal contribuire alla costruzione di una scuola o di un ospedale, cose assolutamente importanti alle quali aderisco anch’io normalmente. Per esempio io ho avuto due incontri con due dei 7 bambini che ho adottato a distanza. Uno tre anni fa in Guatemala e l’altro in Perù pochi mesi fa; mi hanno dato un’emozione fortissima. Per questo ho proposto alla Rai un programma con il tema delle adozioni a distanza.
D.- E’ la prima volta che si occupa di questo tema?
R.- A dicembre scorso ho fatto uno special per la televisione spagnola la TVE 1 , una maratona dal pomeriggio alla mattina successiva e ho avuto una sorpresa incredibile. Siamo riusciti a far adottare un numero impressionante di bambini. Ma questa volta è diverso, qui si tratta di una sfida molto particolare perché io non ho un traguardo da raggiungere. Sarebbe andata bene anche se si fosse adottato un solo bambino salvandolo quindi dalla povertà. E’ importantissimo dare ai bambini in difficoltà nei paesi di tutto il mondo la possibilità di crescere in salute, di studiare, di diventare adulti validi anche se una parte dei soldi va alla famiglia, una parte alla comunità. E’ bello avere la soddisfazione di aver contribuito a questo progetto.
D.- Non deve essere stato facile studiare un contenitore televisivo per un argomento così impegnativo
R.- La trasmissione è stata programmata per essere una mix tra lo spettacolo e i momenti di tenerezza. Io stessa ballo nella trasmissione e canto, ogni tanto. Fa spettacolo. Se io mi devo mettere in gioco per un progetto, e qui lo faccio per intero, devo fare in modo che anche l’altra parte della trasmissione abbia il suo peso. Per quanto riguarda il tema delle adozioni, invece, non c’è pietà né buonismo, il sentimento dominante nei confronti di quei bambini è la tenerezza. Tutto il resto bisogna farlo adottando a distanza. Non parole ma fatti. E’ un programma controcorrente e ringrazio Rai uno che mi ha dato fiducia perché in questo momento in cui il mondo è sottosopra e la televisione prende strade diverse come per esempio i reality, io ho preferito rischiare per una cosa che sento come valida. Anche se un progetto di 10 puntate con un tema così importante è impegnativo.
D.- Qual è il messaggio che voleva inviare con questa iniziativa?
R.- Ci sono mille modi di occuparsi di sostegno a distanza, noi abbiamo scelto un solo tipo di adozione, quella di un bambino con il quale si instaura un rapporto diretto attraverso lo scambio di lettere e foto. La gioia di quei bambini che non hanno nulla ti dimostra che l’infanzia è uguale per tutti, non la puoi tradire,.devi darle una dignità, devi dare a quei bambini un aiuto affinché i problemi, se proprio devono arrivare, si presentino dopo i 18 anni quando si è in grado di reagire e non già nei primi anni di vita. Sarebbe bello se una volta, invece di andare in vacanza in un posto qualsiasi, si scegliesse di fare un viaggio per andare a conoscere il bambino che si è adottato, magari in India. Questo potrebbe dare un’emozione diversa da tutte le altre che puoi avere nella vita come avere un figlio, un amore. A me ha dato una sensazione fortissima che terrò sempre dentro di me. Vorrei comunicare questo. Adozione vuol dire rapporto bambino e madrina o padrino e basta. Che poi i denari servano anche a migliorare le condizioni della comunità in cui quel bambino vive, va benissimo.
Raffaella Carrà. Non v’è dubbio, le sue qualità professionali, frutto di studio e di lavoro continuo per molti anni, sono ancor più valorizzate da una particolare caratteristica della sua personalità: una grande forza di comunicazione ed una naturale disinvoltura nel rapporto col pubblico attraverso il mezzo televisivo, a lei decisamente congeniale. Il suo segreto, dunque, sta nel binomio capacità artistica e simpatia. Ed è per questo che si è meritata una popolarità sempreverde, non solo in Italia ma anche in Spagna e in Sudamerica. Una personalità artistica variegata e versatile che spazia dalla danza al canto alla recitazione, teatrale e cinematografica. Una showgirl spumeggiante, una conduttrice televisiva brillante e capace. Qualità che affondano precocemente le loro radici se è vero che già ad 8 anni segue a Roma, Jia Ruskaia, fondatrice dell’Accademia Nazionale di Danza, e subito dopo, a 9 anni, debutta nel film Tormento del passato al fianco di Carla Del Poggio. Un temperamento d’attrice che non rimane inespresso visto che in seguito la Carrà si diploma a pieni voti nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Le sue capacità artistiche non tralasciano nemmeno il teatro. Recita infatti con Giulio Bosetti e la sua compagnia ne Il seduttore, di Diego Fabbri e con Gino Cervi nello spettacolo Dal vento tra i rami del sassofrasso. E si fa valere anche nella commedia musicale: canta e balla in Ciao Rudy di Garinei e Giovannini nel 1966, svelandosi anche una showgirl piena di talento e si presenta al più vasto pubblico televisivo accanto al compositore Lelio Luttazzi, nel 1965, nello spettacolo Il paroliere questo sconosciuto. Con Canzonissima 70, poi, inizia la carriera discografica di Raffaella e subito viene il suo primo disco d’oro.
FOTO TRATTA DAL giornaledelladanza.com
Ne seguiranno altri 13. Nel 1971, quattro brani da lei cantati occupano contemporaneamente la classifica dei 10 dischi più venduti. E non v’è dubbio che parecchie delle canzoni cantate dalla Carrà siano state spesso “sulla bocca di molti” per via dei loro motivi orecchiabili e allegri. Anche la Radio
ha conosciuto il suo successo, presentava il Gran Varietà della domenica. Tuttavia, la sua bella immagine e la grazia del suo portamento non può non aver tratto vantaggio dalla visibilità che le ha dato il mezzo televisivo. Raffaella Carrà
diventa un personaggio ammirato ed imitato per il suo look trasgressivo ed estremamente caratterizzante. Il suo ombelico scoperto, una scelta allora davvero audace, specie in una rete abbastanza puritana come la RAI e il taglio dei capelli biondo platino liscissimi, lunghi, con frangia. Un’acconciatura che ha segnato la sua personalità e che mantiene immutata ancora oggi. Un look che l’ha resa riconoscibile anche all’estero. Raffaella Carrà ha sempre pensato ad una televisione che avvicini paesi e culture diverse. Questa forse la chiave del suo successo all’estero.
La sua musica ed i suoi dischi varcano i confini dell’Italia per portare la sua popolarità in Germania, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra e Grecia.
Ed il successo in Spagna è rimbalzato anche in America Latina per esempio con
Fiesta, che diventa quasi un inno in quei paesi, cantato alla fine di ogni concerto dalle decine di migliaia di persone assieme a Raffaella. Un successo reso possibile anche dal fatto che la Carrà parla correttamente lo spagnolo, oltre che l’ inglese e il francese riesce, quindi, ad aumentare la sua sintonia con il pubblico, peraltro già forte..