un’ampia mostra a Roma, al MAXXI
Via Guido Reni 4A. (fino al 17 ottobre 2021)
Di Luisa Chiumenti
Curata da Alberto Ferlenga, rettore dell’Università IUAV di Venezia, è stata accolta nei prestigiosi spazi del MAXXI, un’ampia retrospettiva che illustra la fervida attività di un grande architetto italiano che ebbe fra le sue tematiche più stimolanti, quella della città, delle sue istanze e dei suoi sviluppi. Si tratta di Aldo Rossi, nato nel 1931 a Milano, città in cui attuò la sua formazione culturale e professionale ma venne a mancare prematuramente (1997), a causa di un incidente automobilistico. Egli ebbe modo comunque di percorrere una interessantissima vita intellettuale e professionale estremamente vivace, ampia e colma di entusiasmo, occupandosi anche di cinema, di teatro, di letteratura e di viaggi.
Molte furono le sue partecipazioni agli studi compiuti con le diverse Biennali, ma anche con la Triennale di Milano e con gli stimoli intellettuali e professionali che gli provenivano dal fermento professionale vissuti da centri europei come Berlino o dalle grandi città metropolitane americane.
Ma ricordiamo anche alcune sue parole molto significative, pubblicate in uno dei suoi testi, parole che fecero affermare di lui da Paolo Sica (L’immagine della città da Sparta a Las Vegas” che parlava di uno dei più brillanti tentativi compiuti da Aldo Rossi di “ di attuare un “ringiovanimento del mondo”. Queste furono infatti le sue parole, pubblicate nel suo libro su “L’architettura delle città”: “Questa città costituita da tanti pezzi è, a mio avviso, quella che permette veramente la libertà delle scelte; e la libertà delle scelte diventa una questione di fondo per tutte le implicazioni che essa presenta.”
Per quanto riguarda la sua progettualità in Italia, è interessante soffermarsi alla fantastica immagine della “Città Analoga”, con cui travalica il significato stesso di “architettura” per la città, cercando di trovare il difficile rapporto fra architettura storica e progettazione contemporanea.
Basti pensare, in proposito alla piazza di Fontivegge a Perugia, come pure al Gallaratese a Milano, o anche ai progetti per il restauro del teatro Carlo Felice di Genova e della Fenice di Venezia.
Il materiale molto ricco (più di 800 pezzi fra disegni, plastici, fotografie, scritti), proveniente dall’archivio del MAXXI Architettura, ma anche da numerosi archivi e collezioni di tutto il mondo, porta il visitatore nel mondo creativo di Aldo Rossi, vincitore (primo italiano) del Premio Pritzcher, che in tale prestigiosa occasione (1990), venne definito “un poeta prestato alla progettazione”. Egli si occupò di urbanistica e di architettura pubblica e privata, entrando anche nel particolare degli interni e degli arredi legati alla contemporaneità dell’uomo moderno.
Due le sezioni della mostra, di cui una presenta le realizzazioni architettoniche italiane tra cui ricordiamo in particolare il “taglio” originale del “Cimitero di San Cataldo” a Modena e il “Teatro del Mondo” a Venezia; mentre l’altra sezione illustra i progetti attuati in varie parti del mondo.
Molta parte del materiale (oltre 800 pezzi fra disegni, schizzi, progetti, modelli, carteggi, appunti, lettere, plastici e
fotografie anche di famosi fotografi (quali Gabriele Basilico, Ugo Mulas, Mario Carrieri, Antonio Martinelli, Marco Introini), proviene dalla Fondazione Aldo Rossi ( dall’archivio Rossi nella collezione del MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione).
Un’altra grande parte è giunta in mostra attraverso prestigiosi prestiti nazionali e internazionali, come l ’Archivio Progetti dell’Università di Venezia, il Deutsches Architektur Museum di Francoforte, il Bonnefantenmuseum di Maastricht. Qualcosa come
Fra il 1972 e il ’75, Aldo Rossi fu Docente a Zurigo e certamente quella città sollecitò in lui grandi impulsi e ricerche su piano internazionale, che sviluppò poi su Berlino, vincendo fra l’altro il concorso per il “Deutsche Historische Musem (che non venne poi attuato a causa della “caduta del Muro”), e la realizzazione del progetto del “Schützenstrasse”, la nuova sede del Museo di Maastricht sulla Mosa.
Ricordiamo poi ancora i suoi interventi in con hotel, centri commerciali, spazi espositivi in Giappone e in America, dove poi aprì anche un suo Studio a New York.
In attesa di una riapertura della mostra (attualmente chiusa dal 15 marzo per COVID).
Per informazioni:
Tel. 06 – 324861
www.maxxi.art