di Luisa Chiumenti
La Galleria del Laocoonte di Roma ha presentato a Sabaudia, presso il Museo Emilio Greco, una copiosa raccolta di opere di Duilio Cambellotti (Roma 1876-1960), un “artista di schietta e programmatica romanità”. Il grande fascino della variegata produzione artistica di Cambellotti quale scultore in legno, in bronzo, terracotta, pitture murali, vetrate, medaglie, maioliche, mobili e arredi e anche pubblicità, si offre quindi ai visitatori della bella mostra che rimarrà in allestimento fino al 2 luglio 2017.
Colpisce subito la presenza in mostra di uno schizzo di Balla per “Il cesellatore” uno studio ( carboncino e pastelli del 1906, pubblicato poi su “Novissima” nel 1908) che ci mostra il giovane Cambellotti al lavoro come artigiano cesellatore.
Ma vedremo poi anche il suo lavoro come ritrattista, a cominciare da un autoritratto (trovato nello studio di via Sicilia), che lo mostra con le mani in tasca e il volto coperto da un berretto (carboncino su carta del 1899).
Illustratore di propaganda nella Prima Guerra Mondiale, fu artefice di particolari monumenti ai Caduti nel primo dopoguerra a Priverno e a Terracina dove Cambellotti ebbe sua residenza estiva, nella suggestiva Torre Frangipane, dall’alto della quale ha inquadrato, in uno splendido disegno, un volo di rondini che si librano in alto al di là dei tetti del paese che si allontana sempre più piccolo nella atmosfera. (immagine presente in mostra). “Le piccole abitatrici delle nostre grondaie”, come le chiamava il pittore sono un elemento ricorrente nella sua produzione artistica. Appaiono nelle vetrate, in ciotole di terracotta, in oggetti in ceramica, come pure in decorazioni architettoniche di villini e facciate o in importanti elementi d’arredo come nel Palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari a cui l’artista donerà uno stile inconfondibile. Non manca una fervida attenzione da parte sua, ai temi sociali che lo vedono fortemente coinvolto nelle azioni miranti al riscatto degli abitanti dell’Agro Romano e Pontino, con la realizzazione delle scuole per i figli dei contadini di un’area infestata allora dalla malaria. Basti pensare, fra i lavori più interessanti, a “La redenzione dell’Agro” (conservata nel grande salone di rappresentanza della Prefettura a Latina). Avvcinandosi così, di persona, all’Agro Romano, Cambellotti si applicò molto allo studio degli alberi, delle piante, degli animali, oltre che alle abitazioni dei migranti e alla loro fatica alla miseria, alle malattie, prima fra tutte la malaria, ma anche agli usi e ai costumi della Campagna Romana. E così l’osservazione delle tradizioni del passato lo portarono a studiare la Roma antica dalle origini, proprio negli anni in cui si cominciava il forte interesse per gli scavi al Foro e al Palatino. Ed è così che nelle “Leggende Romane”, prima tempere e poi xilografie, si può osservare un “suo”, tutto personale neoclassicismo, “espressionista e rustico”. Delle “Leggende Romane” ecco la tempera più antica del “Ponte Sublicio” e tre altre leggende, “Marte, Orazio Coclite e l’Origine del Campidoglio” stampate dallo stesso Cambellotti in vita.
Ed egli fu anche attivo, in quell’ambito, come decoratore di edifici in cui il rustico artistico delle cose familiari potesse dare ai bambini serene immagini di ambienti belli e soprattutto pratici e salubri. Ma ecco che, con Giovanni Cena, Giacomo Balla, Sibilla Aleramo e Alessandro Marcucci resuscitò anche la simbologia romana del fascio, dell’aquila e della lupa molto prima dell’avvento del fascismo. Da un punto di vista stilistico è da notare come egli non abbia mai amato la cosiddetta “pittura da cavalletto” perché non era interessato ad un tipo di clientela solo privata o privilegiata, sententendosi così fedele seguace dell’ideologia umanitaria di William Morris, convinto com’era che l’arte sua potesse avere una divulgazione capillare che riuscisse ad avvicinare il popolo per educarlo al bello e abituarlo a godere di ogni oggetto, pur semplice e rustico, come del più raffinato al mondo : dal mobile, alla maiolica ad un semplice strumento di lavoro per il contadino. Attivo anche nell’ambito della creazione delle nuove città di fondazione della Bonifica Pontina, è da ricordare la grandiosa pittura murale con la “Conquista della Terra” che si trova nel Palazzo della Prefettura di Latina.
In mostra si segnalano i bei gessi originali di due delle tre “Dolenti “del Monumento ai Caduti di Terracina, uno splendido bronzo de “La Corazza” , celebrazione dell’antico guerriero contadino italico; un gesso di leonessa; per non parlare del suggestivo presepe in terracotta dipinta. Ed ecco ancora i numerosi acquarelli e disegni preparatori per la casa dei Mutilati di Siracusa, dove i soldati feriti appaiono trasformati in tronchi d’albero potati e carichi di armi. Numerose in mostra sono anche le piccole illustrazioni per libri che mostrano la grande capacità grafica di Cambellotti disegnatore di tavole, ma anche di vignette, testate e finalini, capaci di adornare il libro in ogni sua parte affinché il contributo dell’artista fosse pari a quello dell’autore del libro. E non possiamo non menzionare ancora la xilografia di Terracina bombardata e il suo disegno preparatorio, “La Legnara”, (parte di un poema iconografico dedicato al Circeo e alla navigazione antica). e una serie di medaglie di bronzo con le relative preparazioni in gesso, oltre ad un importante cartone di vetrata, per l’oculo della facciata del Duomo di Teramo.
Si segnala infine il bel Catalogo curato da Monica Cardarelli e Marco Fabio Apolloni, (De Luca Editori d’Arte), ”, che si avvale della collaborazione di Anna Maria Damigella, ed è introdotto da uno scritto di Antonio Pennacchi di cui si ricorderà fra l’altro il romanzo “Canale Mussolini”.
una mostra al Museo Emilio Greco
Sabaudia – Piazza Comunale
(fino al 2 luglio 2017)
Per informazioni:
Galleria: +39 06 68308994
Dott.ssa Monica Cardarelli
Direttore: +39 348 1234707