In mostra presso l’Art Forum Würth Capena (fino al 26/01/2019).
Testo di Luisa Chiumenti
Foto di Luisa Chiumenti e Archivio ART Forum Würth
Presso l’ART Forum Würth Capena, uno dei 15 spazi espositivi del Gruppo Würth (ricordiamo che uno degli spazi espositivi del Gruppo, l’Art Room Würth Austria, è presente dal 1999 a Böheimkirchen, alle porte di Vienna e ad alcuni artisti presenti in mostra a Capena, tra cui Damisch, Haberpointner, Rudolph Hausner, Xenia Hausner, Hrilicka, Hunderwasser e Reiner, la Collezione Würth ha dedicato nelle sue sedi mostre monografiche), è stata allestita l’interessante mostra dal titolo “A.E.I.O.U. Da Klimt a Hausner a Wurm – L’arte austriaca nella Collezione Würth”, presentata già nel 2013 nel Museo Würth di Künzelsau. Il titolo della mostra, assai particolare: “A.E.I.O.U” sembra legarsi al motto mistico, che l’imperatore Federico III nel XV secolo fece inserire nel suo stemma, nelle iscrizioni, negli inventari ed edifici da lui commissionati. Un’interpretazione recente lo traduce così: ”Austria Europae Imago, Onus, Unio” (L’Austria come immagine, onere e unione dell’Europa) e la descrizione del Paese come specchio dell’Europa può riflettersi assai bene nell’arte, per l’evidente, forte contributo offerto alla modernità da quella sensibilità mitteleuropea caratterizzante le arti visive, come la letteratura, la musica e la psicoanalisi. Il motto in se stesso “punta l’attenzione su un Paese che ha avuto spesso un ruolo centrale nella storia europea”.
Viene osservato in mostra un periodo molto importante nel panorama dell’arte internazionale, periodo in cui si era consapevoli, nel modo di vedere l’arte e di “viverla”, che ci fosse in quei momenti, una “malattia psichica” e tale consapevolezza è rispecchiata nella letteratura come pure nella musica del tempo. Nella “Allegoria della musica “( 1895 – Monaco – Neue Pinakothek) ad esempio, Klimt suggeriva come esistano altre verità dietro le apparenze. E ciò si evince da alcuni elementi presenti nella raffigurazione, dalla sfinge, alla testa del Sileno fino al fondo oscuro dove tuttavia ecco apparire una pianta quale simbolo della precarietà della vita: qualcosa che pian piano si dissolve. Ed ecco invece quanto esprimerà Oscar Kokoschka nel suo “potere della musica” (da Eindhoven) del 1920: la musica vi appare come una forma davanti a cui il ragazzo rappresentato in primo piano, è come folgorato e si mette in fuga quasi per volere uscire dal quadro in un’ansia incontenibile. E’ interessante sottolineare come l’arte austriaca costituisca un patrimonio molto vasto ed importante all’interno della Collezione Würth, tanto da essere, fino ad oggi, la raccolta più vasta di opere di artisti austriaci al di fuori dell’Austria custodita da una collezione privata.
E in effetti va anche ricordato come Reinhold Würth che aveva scelto come sua seconda residenza Salisburgo, ebbe nel 2015 da questa città il conferimento del “Ring” (anello), come riconoscimento per le numerose attività culturali lì sostenute, tra cui il “Walk of Modern Art”, un percorso di sculture esposte in vari punti della città (tra cui opere di Kiefer, Mario Merz, Abramovic, Balkenhol, Plensa, Cragg e Wurm) e il parco di sculture presso Schloβ Arenberg, sede della AAF (The American Austrian Foundation). E’ da segnalare come il “Modern Walk of Art”, sia nato dalla collaborazione fra la Fondazione Salisburgo e la Collezione Würth. Dal 2013 infatti dodici grandi sculture (quale “prestito permanente”), portano alla riscoperta di molti luoghi della città, come la cripta della cattedrale e diverse piazze. Si ricorda come il “Parco delle sculture Wurth” presso lo Schloβ Arenberg di Salisburgo sia stato istituito nel 2005 a testimonianza della fruttuosa collaborazione culturale fra l’American Austrian Foundation e la Collezione Wurth, che offre ospitalità fra l’altro a numerosi seminari medici. La rassegna di Capena presenta 50 opere, tra dipinti, opere grafiche e sculture di più di trenta artisti, a cominciare da Gustav Klimt, Oskar Kokoschka, Rudolf Ribarz, Carl Fahringer, per poi prendere in esame la vasta produzione artistica austriaca del XX secolo, con figure quali Friedensreich Hundertwasser, Rudolf Hausner, Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Alfred Haberpointner, Alfred Hridlicka, Peter Pongratz, fino ad arrivare agli esponenti più giovani come Erwin Wurm, Markus Redl e Markus Hofer.
Nonostante la sua posizione autonoma, l’evoluzione dell’arte austriaca è da vedere sempre in relazione alle principali tendenze internazionali. Ed è così che all’inizio del XX secolo la Secessione viennese, influenzata dalle correnti artistiche europee del tempo presenta la propria autonomia nello Jugendstil, mirando ad un rinnovamento della concezione artistica tradizionale. Inoltre l’impressionismo francese influenzò molti artisti come ad esempio Eugen Jettel, Rudolf Ribarz e Otto von Thoren. Anche in Austria la seconda guerra mondiale ebbe come conseguenza la nascita di un nuovo orientamento artistico. Lo scultore Wotruba, alla cui sua scuola si Sarebbero poi formati Hoflehner e Hridlicka, lasciò una forte impronta sulla scultura austriaca. L’Art Club di Vienna divenne istituzione di riferimento nel secondo dopoguerra e luogo di scambio per gli artisti dal movimento surrealista fino all’arte astratta. Più avanti, ad iniziare dagli anni’60, tra le ecco le ricerche dei pionieri dell’azionismo viennese con i nomi di Brus, Nitsch, Muehl e Schwarzkogler, condannate per lo più anche dalle forze dell’ordine, perchè ritenute troppo “spinte”. Fu poi nel 68, che artisti quali Pongratz, Ringel e Kocherscheidt si presentarono al pubblico sotto il nome di “Wirklichkeiten” (le realtà) portando il linguaggio della pittura austriaca a una nuova fioritura, che negli anni ’80 avrebbe portato al “trionfo della pittura” (Dieter Ronte).
L’arte austriaca è stata presente più volte alla Biennale di Venezia (con artisti come Fronius, Anzinger, Rainer, Wurm e Zitko), anche perché sono stati sempre molto importanti come importanti i contatti con l’Italia. In particolare forte è stato il legame con Hermann Nitsch; fu infatti il gallerista Giuseppe Morra che nel 2008 a Napoli organizzò e fece sì che venisse inaugurato il Museo Nitsch. Legata a questo artista è da vedere anche l’operazione che vide a Torrita Tiberina, non lontano da Capena, la costruzione ex novo della Cappella Nitsch, che custodisce alcune opere dell’artista, curata dalla Fondazione Mario & Maria Pia Serpone nel 2012.
E ancora è da ricordare la borsa di studio che nel 1963 il Forum Austriaco di Cultura a Roma ha attribuito ad Hradil, presente in mostra con due dipinti, ed è anche da ricordare come gli scultori Hoflehner (scomparso nel 1955) e Redl, “attratti dalla tradizione plastica toscana”, abbiano scelto la Toscana come territorio adatto ad ospitare il loro lavoro creativo, disponendo il proprio atelier, rispettivamente a Colle Val D’Elsa e Carrara.
Un prezioso Catalogo edito da Swiridoff accompagna la mostra.
Per informazioni:
Viale della Buona Fortuna, 2
00060 Capena (Rm)