Di Teresa Carrubba
E’ nel “Theobroma cacao” , “cibo degli dei”, per dirla con i greci, il segreto di quella preziosa sostanza ricca di profumi arcaici e irresistibili, il cioccolato, abilmente trasformata nel ghiotto emblema della Pasqua: l’uovo.
Circa 60.000 quintali di uova di Pasqua di cioccolato ogni anno, con un giro d’affari notevole. Una tradizione redditizia che trova le sue origini nelle cucine di Versailles, sotto il regno di Luigi XV. E’ nelle mani dei cuochi di quella corte, a consulto con gli speziali, che la costosa e malleabile pasta prende per la prima volta la forma beneaugurante di un uovo.
E’ francese è anche la prima “sorpresa” di cui si abbia notizia storica all’interno delle uova di Pasqua. In occasione della festività pasquale, agli inizi del Cinquecento, fu offerto in dono a Francesco I un uovo contenente una piccola incisione su legno raffigurante la Passione di Cristo. Tuttavia, l’uso di regalare l’uovo come simbolo dei fenomeni vitalistici strettamente legati ai riti celebrativi della nascita del sole, della fertilità e del risveglio della natura, risale a tempi ben più remoti della stessa festa cristiana della Pasqua.
Addirittura 5000 anni fa i persiani celebravano l’arrivo della primavera osservando rituali pagani in cui l’uovo, connesso all’eterno riproporsi del fenomeno riproduttivo e alle origini cosmiche, era sempre presente. Come oggetto di offerta in augurio di prosperità, come alimento principe nelle mense collettive e come strumento ludico-simbolico nei giochi organizzati all’aria aperta.
Tradizioni popolari che appartenevano, con le dovute varianti, anche a popoli di civiltà diverse, come i celti, i greci e gli egizi, considerato il comune riferimento al guscio vitale come portatore del messaggio gioioso della perpetua fertilità della natura. I primi cristiani acquisirono il significato profondo delle antiche credenze e fecero proprio il simbolo dell’uovo con riferimento alla Resurrezione.
Nel giorno di Pasqua i fedeli sistemavano sull’altare un cestino pieno di uova affinché fossero benedette dal sacerdote. Nell’Alto Medioevo i gusci delle grandi uova di struzzo venivano addirittura utilizzati come reliquiari e appesi, per mezzo di lunghi nastri, al soffitto di un’apposita cappella delle cattedrali. Allo stesso modo nelle chiese di Gerusalemme, a ricordo del luogo dove di fatto avvenne la Resurrezione di Cristo, numerose uova di struzzo, di porcellana o di vetro, artisticamente decorate, pendono dal soffitto accanto alle lampade votive.
Storia delle uova di Pasqua: La Santa Russia
Ghirlande di uova di porcellana dipinte, decorate con fiori freschi e attraversate da nastri lucenti, affiancano le icone di famiglia sulla parete “rossa” (cioè bella), di fronte all’ingresso della casa. Vi rimangono per tutta la settimana di Pasqua. L’uovo, con il suo intrinseco significato di pace, é scelto anche dalla Russia come oggetto di dono durante la festività.
Non di cioccolato, ma naturali o di legno, decorate in casa, le uova di Pasqua, regalo, vengono chiamate “pysanky” dal verbo “pysaty”, che vuol dire scrivere. L’uovo dipinto porta dunque una sorta di messaggio scritto, un augurio di serenità e benessere. Nella Russia del Settecento, alle uova naturali si affiancano quelle di papier maché e quelle più preziose in pietra dura, in metallo nobile o in porcellana.
Queste ultime, oltre alle decorzioni floreali, recavano quasi sempre la scritta “Cristos Voskres”(Cristo risorge),in cirillico per esteso o semplicemente con le iniziali XV. Le uova pasquali destinate ai nobili sono in porcellana decorata con polverizzazioni di pietre semipreziose degli Urali, oppure in oro o in argento e smalti.
Le decorazioni sono quasi sempre a tema floreale, legato al rinnovarsi della natura nel periodo primaverile, più raramente compaiono miniature di immagini sacre. Di gran pregio, perché ormai quasi introvabili, sono le uova di porcellana con decorazione cosiddetta “a macchie” che, a ricordo delle lacrime della Vergine, presentano delle piccole pennellate a tinte sfumate. Molte di queste uova sono oggi custodite nel museo Ermitage di San Pietroburgo, così come il minuscolo esemplare, un vero capolavoro dell’arte orafa, offerto in dono pasquale all’Imperatrice Elisabetta: un prezioso uovo porta-nèi opera di Jérémie Pauzie, artista ginevrino divenuto gioielliere della corte degli zar.