in mostra alla Galleria Nazionale d’Arte moderna in Roma, le opere donate dall’Artista.
(fino al 26 marzo 2017)
di Luisa Chiumenti
Guido Strazza, Accademico di San Luca, pittore, incisore, docente e scrittore : un artista che lavora tuttora (ha compiuto 95 anni), sempre cercando di modulare la propria espressività creativa sulla base del “segno” e della sua attenta rielaborazione nello spazio, dando vita ad un’arte del tutto personale, e giustamente definita “arte unica e irripetibile”. “…il disegno come sequenza continua di episodi distinti, rielaborazione dei dati sensibili e susseguenti metamorfosi, racconto da srotolare e guardare, non dissimile da un film di animazione”: è quanto Giuseppe Appella, curatore della mostra, riporta nel suo saggio “Guido Strazza. Ricercare” , quale assunto che l’Artista, dai suoi esordi non ha più abbandonato (v. Catalogo della mostra ““Guido Strazza. Ricercare” , a cura di Giuseppe Appella-Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea-Roma).
Ed ecco che la mostra allestita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Roma si offre al visitatore come un vero e proprio “racconto” della sua vita ed è lo stesso artista, che di fronte all’attento pubblico che ascolta i principi fondamentali che lo hanno guidato, così si esprime in assoluta franchezza: “Ora che sono “vecchio”, sono felice di lasciare una testimonianza della mia opera a quanti restano, attraverso la presente Donazione alla Galleria”.
Centoquarantacinque le opere, provenienti dallo studio dell’artista e da collezioni pubbliche e private che “rispondono in pieno alla missione della Galleria Nazionale, che ha profondamente innovato il suo spazio espositivo con un allestimento che mescola tempo e opere”…” in un cammino lungo il quale Guido Strazza ha lasciato e continua a lasciare il suo segno inconfondibile”, così come sottolinea il Ministro dario Franceschini (in Catalogo cit.).
Il segno per il Maestro è infatti “ l’elaborazione dell’immagine, di quello che possiamo vedere e quindi far veder a chi guarda” e l’ antologica presentata alla Galleria Nazionale, mette in luce i vari periodi della sua ricerca, iniziando da quando Strazza, già laureato in ingegneria, si sente attratto dalla pittura e invece di recarsi a Parigi, come molti altri artisti hanno fatto nel tempo, preferisce trasferirsi in America Latina (al piano superiore della Galleria sono esposti, nella presente rassegna, i lavori di questo periodo). E dopo gli anni in Cile, Brasile e Perù dove riscuote grande successo (si ricordi al riguardo anche soltanto le due Biennale di Sao Paulo a cui partecipò) ecco il rientro in Italia. Qui si stabilisce a Venezia dove ritrova quell’ambiente “europeo” che inizialmente aveva rifiutato, ambiente in cui incontra Vedova, Santomaso e altri, stringendo amicizia in particolare con il giovane Tancredi (con il quale si realizza una reciproca influenza) ed esponendo in una delle gallerie più importanti della città.
Ed ora vorremmo riportare un passo del saggio di Tullio Gregory v. Catalogo cit.) che dà chiarezza sulla fondamentale importanza del “segno” per Guido Strazza: “ Lo spazio […] è un enorme gomitolo di segni […] archivio universale della memoria” – ove l’artista, archivista degli dei come il tre volte grande Ermete – attinge, fa propri, reinterpreta i segni atti a dare espressione alla sua fantasia creatrice…” Il segno come sgroviglio della matassa dei sentimenti.
Da Venezia si sposterà poi a Milano cercando lì un’altra strada, diversa dallo spazialismo che vi trionfava. E’ il periodo in cui Fontana accoglieva nel suo studio, facendo partecipare gli artisti, fra cui anche Strazza alle sue problematiche e l’ avventura milanese, durata otto anni (fino al 1963, periodo nel quale Strazza anche si sposava), ebbe modo di esporre in una personale, alla “Galleria del Naviglio”. Carlo Cardazzo gli dette la possibilità di di avere in subaffitto lo studio di Capogrossi , al numero 25 di via Montebello, mentre fontana, per aiutarlo anche economicamente gli faceva avere incarichi di arredamento e di disegnatore di stoffe.
Ed ecco Guido Strazza a Roma nel ’64, laddove la Scuola Romana era in grande espansione, ma dove l’artista ritrova nella sua personale capacità di meditazione e concentrazione, ritrovando nei tre linguaggi : pittura, disegno, incisione (che camminavano ciascuno per l propria strada senza dimenticare gli altri due) anche se l’incisione comincerà allora ad avere il sopravvento, facendo nascere così il fondamento del “ricercare”. Sempre insoddisfatto di quello che aveva fatto e legando ogni tecnica anche all’attività didattica, nel suo studio, nel suo atelier : patrimonio che è oggi tutto raccolto in un piccolo paese della Puglia. Ed egli afferma, per quanto riguarda l didattica , di “aver imparato insegnando, cercando di essere sempre coerente nel suo avvicinarsi a schiere di incisori. E ricordiamo il lungo, centrale impegno di Strazza alla Calcografia Nazionale (1964-’67; 1974-’76) da cui scaturisce il suo “ Il gesto e il segno” tecnica dell’incisione pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1979.
E vorremmo ancora sottolineare il carattere così totale e generoso che ha avuto questa donazione da parte dell’Artista alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, avvenuta senza condizioni, ma solo per dare testimonianza di sé.
E ci piace concludere con queste parole dello stesso Guido Strazza:
“Se dovessi dire solo tre parole sul mio lavoro, direi senza esitazione:
Andare, Vedere, Tempo.
Per informazioni:
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
via Gramsci 69 – Roma
www.lagallerianazionale.com
T +39 06 3229 8221