di Luisa Chiumenti
(fino al 7 maggio 2016)
Il 2016 è l’anno in cui il mondo celebra il genio di Shakespeare a 400 anni dalla sua morte, rendendosi conto di quanto sia stata forte ed intensa la sua eredità culturale se ancora oggi sono molti gli artisti che a lui si ispirano. Rappresentato in teatro più di qualsiasi altro drammaturgo, Shakespeare continua ad essere studiato nelle scuole, per la sua grande abilità letteraria e la forza del asuo senso drammatico e capacità di esprimerlo.
“Il mondo deve essere popolato” , questa una frase di Benedick, che Paul Sellers ricorda nella sua introduzione al Catalogo (ed. Manfredi) della mostra, perché , egli dice appunto “Shakespeare è stato l’analista più intenso, attraverso le persone reali dei suoi palcoscenici, di come la diversità debba essere accolta e come la tolleranza e l’integrazione debbano essere le parole d’ordine di una buona vita”. E infatti in quasi tutte le sue opere si nota come le diversità appaiono importanti nella sua analisi emotiva e sociale: si tratti delle donne che risolvono tutte le commedie tranne una: “la domestica domata” , in cui si intuisce la volontà di fare affiorare un problema, che solo in tempi moderni è davvero venuto a galla. E poi si parla di età, di religione, di etnie,ma anche di tematiche attualissime, quali la sessualità e la disabilità.
E fermiaamoci così di fronte alla “Lady Macbeth” di Roberta Coni (olio e acrilico) : una figura che cela qualcosa e che si nasconde dietro uno scialle rosso cremisi, che sembra quasi un chador islamico, con uno sguardo dalle intenzioni imprecisabili.Di grande fascino è anche un libro dalle pagine semi-aperte, realizzato in acciaio corten da Enrico Benetta; ma da quel libro sorgono gioiosamente enormi lettere, anch’esse tuttavia ricoperte da una patina ferrosa.
Altra idea affascinante è scaturita dalla grande biblioteca realizzata da Massimo Giannoni: una libreria rivestita da scaffali in mogano, stracolmi di libri (quelli che Shakespeare che ci ha lasciato in eredità), e in primo piano, a sinistra, campeggia, quale Nume tutelare, il ritratto del poeta. Una mostra che comunica al visitatore proprio l’importanza di questa eredità attraverso i lavori ispirati a Shakespeare di un gruppo di artisti, fra cui ricordiamo, oltre a quelli menzionati più sopra: Diego Cerero Molina, Tommaso Otieri, Manuel Felisi, Michael Gambino.
Il saggio critico del giornalista e critico inglese Andrew Dickson (v. Catalogo it/inglese edito da Manfredi Edizioni) fa luce sulla grande eredità che Shakespeare ci ha lasciato, nella consapevolezza che questi siano stati secoli in cui la letteratura e la poesia non abbiano mai cessato di fare proprie le esperienze del grande poeta e drammaturgo.
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