Roma. Palazzo del Quirinale.
Testo di Luisa Chiumenti
Per la prima volta, dopo centocinquant’anni, la mostra “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino”, accoglie di nuovo insieme, i venti arazzi che, nel ‘500, Cosimo I de’Medici commissionò a Pontormo e a Bronzino, per la Sala de’ Dugento di Palazzo Vecchio a Firenze. Il compito affidato ai due artisti fu quello contestualizzare la storia di Giuseppe nella grande storia di Firenze; Cosimo infatti era rimasto molto affascinato dalla storia di Giuseppe, un ebreo finito in Egitto, dove era riuscito peraltro ad affermarsi per le sue grandi doti di personaggio mite e probo che, grazie alla sua competenza, era giunto ad essere nominato Vicerè d’Egitto, facendosi apprezzare anche dai Paesi vicini. E se l’astrologia era onnipresente nella figura di Giuseppe, con la capacità di interpretare i sogni, numerosi altri aspetti si fecero tanto apprezzare: tra essi ad esempio quello della fedeltà nei confronti del suo padrone (respinse infatti l ‘amore della moglie del padrone, che poi invece lo avrebbe accusato) e la magnanimità (con cui ad esempio concesse il perdono ai suoi fratelli). Una sorta di “sagra” dunque venne “raccontata” dagli arazzi, in cui la grande Firenze del ‘500 appare come teatro di una realizzazione altamente artistica, che attivò anche artigiani da altri paesi; tessuti infatti alla metà del sec. XVI nella manifattura granducale, tra le prime istituite in Italia, gli arazzi furono realizzati dai maestri arazzieri fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher sui cartoni forniti da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati. Ed ecco oggi presentarsi una grande occasione, per portare allo sguardo del grande pubblico una simile opera: l’Expo 2015; infatti, come ha bene sottolineato il curatore della mostra, professor Godart, Consigliere per il patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana, “momenti culturali di questo genere si inquadrano molto bene in eventi come l’Expo”, in quanto si tratta di manifestazioni che da sempre hanno aperto le porte alla cultura, per mostrare le eccellenze artistiche di ognuno dei paesi partecipanti (si pensi alla Pietà di Michelangelo portata all’Expo di New York del 1964).
Pur consapevoli della complessità tecnica, questo spostamento ora si presenta come un interessante “test” di attenzione verso la tutela in quanto “lasciare Firenze è una sorta di “evento nell’evento”, con tante diverse storie e sfaccettature di una tale operazione. E’ un evento che si può definire assolutamente “mondiale” e dal quale scaturirà un dibattito culturale molto vivace, suscitando l’orgoglio del “marchio italiano”, simbolo dell’eccellenza dell’artigianalità e dell’arte italiana che toccherà tre città: Roma (Salone dei Corazzieri al Palazzo del Quirinale, Firenze ( Palazzo Vecchio) e Milano (Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale) . La mostra avrà caratteristiche spettacolari svolgendosi per 400 mq. Per un perimetro di 90 metri. Nel corso del mese di gennaio 2015 sarà inaugurata la mostra a Roma, ma nel frattempo sono stati esposti i primi quattro arazzi nella Sala del Bronzino al Palazzo del Quirinale e già da questa anticipazione si può evincere il carattere spettacolare che avrà la mostra. Nel caso di Firenze i visitatori potranno vedere il Salone di Palazzo Vecchio, come Cosimo I lo aveva voluto: una sorta di scrigno completamente rivestito dai bellissimi arazzi che, per la prima volta, dopo cinque secoli, hanno lasciato temporaneamente la propria “casa” per venire a Roma alla mostra. Il restauro degli arazzi, realizzato presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e il laboratorio del Quirinale, è stato un lavoro assai complesso, durato vari decenni. Naturalmente questo non è il primo restauro di questi arazzi, perché operazioni di lavaggio e generale pulitura ad esempio sono state effettuate su tre pezzi negli anni ’60, ma in certo modo tale circostanza ha reso più complicato l’intervento attuale, ovviamente effettuato con mezzi pur sempre strettamente manuali, ma impostato in modo diverso e molto più capillare, mediante ore ed ore di lavoro artigianale (con ago e filo), condotto da esperti del settore. E’ stata infatti utilizzata soltanto la tecnica antica che ricostruisce la tessitura tessile originaria.
Si ricorda come la realizzazione della mostra sia dovuta a Gucci (main sponsor), con la partecipazione di Acea e l’organizzazione generale di “Comunicare Organizzando”.
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