Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini e Archivio
Sebbene parecchio appetiti dal turismo, inutile cercare in libreria guide su Kashmir e Ladakh. Non esistono, perché non si tratta di stati autonomi come altri regni himalayani, ma sono soltanto regioni dello stato indiano del Jammu, quello più settentrionale al confine con Pakistan e Cina, quindi si trovano descritte sulle guide dell’India. Due regioni totalmente diverse per geografia, ambiente e clima, ma in fondo complementari l’una all’altra. Percorrendo le vallate che si aprono tra le montagne più alte del mondo non si finisce mai di restare a bocca aperta. I paesaggi sono infatti quanto mai entusiasmanti e sempre al di là delle aspettative. Il clima mite del Kashmir, le foreste, l’abbondanza d’acqua e la fertilità del terreno ricco di piante e di fiori incantarono già nel 1400 gli imperatori Moghul, che ne fecero il luogo prediletto dello loro vacanze – lontano dal soffocante caldo umido dell’estate indiana – riempiendo la valle di palazzi, padiglioni, templi e soprattutto di curatissimi giardini, imitati poi fino ad oggi da tutti i benestanti delle penisola, inglesi in testa.
Srinagar, il capoluogo, è un posto delizioso tra laghi, fiumi e canali, con case di legno dipinte a colori vivaci, anche se molti vivono su case galleggianti assai confortevoli e si spostano più sulle lunghe caratteristiche barche ad un remo che a piedi, così come tutto sull’acqua è il mercato; con sullo sfondo le alte vette del Karakorum. Per raggiungere il Ladakh occorre inerpicarsi lungo le pareti precipiti di questa catena su strade sterrate mozzafiato che superano passi posti a 4 e 5.000 m di altezza. Questa regione, chiamata anche Piccolo Tibet, aperta al turismo solo dal 1974 e accessibile soltanto da maggio a settembre, è un mondo di pietra di paesaggi lunari e di deserti d’alta quota, prosecuzione dell’altopiano tibetano tra le cime dell’Himalaya, che offre minuscoli spiazzi coltivabili sono nei ristretti fondovalle, come quello del fiume Indo.
Grande un terzo dell’Italia ma abitato da appena 150 mila persone, consente un’economia di mera sussistenza per l’aridità del suolo, gelato per la gran parte dell’anno, e per la penuria d’acqua dovuta – incredibilmente – alle scarse precipitazioni; per non dover dividere case, terreni e mandrie si deve ancora ricorrere alla poliandria, con un’unica donna sposata a più fratelli, e qualche figlio monaco. La maggior attrattiva del paese è costituita proprio dai numerosi monasteri buddisti lamaisti, come tibetana è l’etnia, la cultura e la lingua; anzi oggi, dopo la distruzione dei templi e della cultura buddista in Tibet ad opera dei Cinesi, il Ladakh costituisce il luogo migliore per conoscere questo peculiare mondo spirituale. Gli stupendi capolavori d’arte celati nei gompa, i preziosi libri amanuensi in pergamena, le feste con danze in abiti coloratissimi, i curiosi copricapi, le preghiere dei monaci a base di canti mistici, le campanelle, il clamore dei cembali, il suono dei lunghi corni d’ottone regalano emozioni indescrivibili, tali da ben giustificare le scomodità di un viaggio in una terra tanto remota e fuori dal mondo.
Un itinerario di 21 giorni in aereo, treno, minibus e fuoristrada alla scoperta di queste due straordinarie destinazioni. Dopo la visita della città vecchia di Delhi, in treno si raggiunge Amristar, capoluogo dello stato del Punjab, per visitare il famoso Tempio d’Oro, luogo sacro dei Sikh, e in aereo si arriva a Srinagar, la città più a nord dell’India. Dopo aver ammirato palazzi di varie epoche, templi di varie religioni e gli splendidi giardini moghul, si inizia a risalire l’alta valle del Kashmir lungo le pendici del Karacorum tra canyon, nevai e ghiacciai, con sullo sfondo le più alte montagne della terra. Caratteristiche che accompagneranno per tutto il resto del percorso. Entrati in Ladakh si visitano piccoli villaggi e numerosi monasteri, che ne costituiscono la principale attrattiva, ma resta anche il tempo per percorrere la carrozzabile più alta del pianeta, solo di recente aperta agli stranieri, e per osservare le incredibili dune di sabbia di Hundar, un vero deserto d’alta quota circondato da ghiacciai.
Il percorso di ritorno dal capoluogo Leh avviene lungo le pendici meridionali dell’Himalaya, tra scenari sempre esaltanti, con la vegetazione che aumenta man mano che si scende verso la pianura indiana; si attraversa lo stato indiano montuoso e collinare dell’Himacal Pradesh fino a Shimla, da dove si rientra in treno a Delhi.
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