Testo di Elena Mandolini
Peter Weibel, in occasione della mostra che copre tutto agosto 2012, si confida in una intervista esclusiva.
Esiste solo da pochi decenni ma, nonostante ciò, vanta nel suo ambito una posizione unica al mondo: è Il Center for Art and Media (Zkm) di Karlsruhe, in Germania. L’immensa struttura, che accoglie Musei, Istituti e Centri di ricerca, incentra il suo lavoro su mostre, eventi, forum per la scienza, l’arte e la politica, oltre alla catalogazione e documentazione di importanti reperti artistici.
Tanto per fare alcuni numeri: la collezione video della Media Library contiene oltre 5000 titoli e quella audio ben 13,500 (soprattutto elettroacustica); mentre la mostra Art of Light del 2006, ha registrato la bellezza di 140.000 visitatori, a dimostrazione che la sezione dell’arte visiva è quella più visitata, a differenza a sorpresa, del museo Film Insititute che registra il minor numero di affluenza.
In un ambiente spazioso, il pubblico può godere di eventi e mostre, che si incentrano sulla sperimentazione e soprattutto sull’interazione fra le opere e il fruitore, che diventa così parte integrante del funzionamento dell’opera, semplicemente interagendo con la infrastruttura fornita dal museo (premendo un bottone o spostando leve).
L’idea del Centro per l’arte nasce nel 1980 e, circa sei anni dopo con un gruppo fra politici e membri universitari, inizia a concretizzarsi. Il progetto prende ufficialmente vita nel 1988 grazie alla delibera del Presidente Lothar Späth. Da allora si sono avvicendate diverse personalità alla direzione del Centro e, dal 1999, la direzione spetta a Peter Weibel.
Oltre modo contento del suo operato, Weibel è orgoglioso soprattutto di proteggere le opere d’arte dalla scomparsa e dal deterioramento. “Noi dello Zkm”, afferma il direttore, “lo abbiamo definito Centro per le Arti, in quanto è un sistema di sostegno delle arti stesse, che aiuta gli artisti nel processo creativo. Assieme a loro facciamo ricerca e sviluppo sia nell’arte che nel campo delle moderne tecnologie”.
L’obiettivo che Weibel si è prefissato è di porre lo Zkm al centro del fronte artistico e filosofico mondiale nella continua ricerca di nomi nuovi ed interessanti. Poco, infatti, vengono ospitate mostre di artisti già affermati e conosciuti, cercando di promuovere, fra l’altro, quelli emarginati o dimenticati come Gego e Ruth Vollmer.
“Scopriamo artisti prima ancora che diventino famosi. Con noi si presentano e si fanno conoscere, come Olafur Eliasson oppure Erwin Wurm, a dimostrazione del fatto che sappiamo saggiare ed odorare il mercato molto prima di altri nel campo”.
Puntando sull’innovazione e la rivoluzione e non sul mainstream, quindi, lo Zkm, riscrive la storia dell’arte, mostrando anche le ricchezze di opere create nel ventesimo secolo. Secolo che è ben più ricco di quanto non voglia mostrarci lo stesso mercato artistico. Continua Weibel: “Voglio restituire all’arte la sua dignità, che è stata impoverita nel corso della storia dai dettami dei mass media; l’arte non è solo pittura e scultura, ma anche sperimentazioni con luce, suono e diversi mezzi e materiali”.
Non a caso lo slogan del Centro è “Hear, see and experience”(letteralmente ascolta, guarda, fai esperienza); perché l’arte contemporanea non è solo per gli occhi, ma anche per le orecchie ed il cervello. “Il pubblico ama quando tutti i loro sensi sono stimolati, creando così una percezione globale del proprio corpo di fronte all’opera di cui fanno parte”.
PETER WEIBEL
Gli eventi futuri a cui Weibel tiene particolarmente sono “The Discrete Charm of Technology. Media Art in Spain” , comprendente cinquanta artisti e “YOU_ser II – The Emancipation of the Consumer” che si basa sempre sul concetto di interazione. Mentre quella che più è rimasta cara è la “Medium Religion”, appena conclusasi, che mostrava una religione priva di prospettiva intermedia, basata su artisti contemporanei provenienti dall’Iran ad Israele e dal Messico alla Corea, che trattano le tre religioni monoteiste principali: giudaismo, cristianesimo ed islamismo.
IL CENTRO
Lo ZKM trova sede in una fabbrica di munizioni dall’ottobre del ’97, oggi monumento storico. Costruito nel 1918 da Philipp Jacob Manz, è lungo ben 312 metri e diviso in 10 aree, con mura imponenti e maestose finestre. Gli architetti incaricati del restauro, decisero di non modificare tale aspetto; cercarono anzi di preservare tali particolarità anche nelle aree aggiuntive. Il Center è suddiviso nei seguenti musei ed istituti: Media museum, Museum of contemporary art, Media library, Laboratory for antique video Systems, Institute for visual media, Institute for music and acoustic, Institute for media education and economics, Film institute e il Museum communications. I suddetti si trovano tutti nello stesso edificio; tranne il museo della musica, che per ovvi motivi di acustica è ospitato nella struttura The blue cube, costruita appositamente.
PETER WEIBEL
Nasce il 5 marzo del 1944 a Odessa, in Ucraina. Studia sia a Parigi che a Vienna, dedicandosi a più discipline, quali la letteratura, la filosofia, la medicina e la logica. Dal 1960 lavora nel campo dell’Action Art e del Cinema Espanso. Negli anni ’70 scrive due sceneggiature: “Avversari invisibili” e “Donna umana”. È stato il curatore alla Nuova Galleria di Graz e Professore all’Università di Studi di Arti Applicate di Vienna. Dal ’89 al ’94 è direttore dell’Istituto per i nuovi media; mentre dal ’99 è direttore dello ZKM.
YOU_ser: THE CENTURY OF THE COSTUMER
Nello spirito dello Zkm, questa mostra ha lo scopo di far diventare il visitatore parte integrante delle opere d’arte esposte. Nel corso dei secoli gli sviluppi tecnologici quali pc, cellulari ed internet con le sue mille sfaccettature, hanno portato alla fusione dell’arte con la tecnologia stessa. Con YOU_ser, ci viene mostrato un ulteriore passo avanti nel mondo del futuro in tale direzione. Fra gli artisti: Giselle Beiguelman, Michal Bielicky, Norman Klein / Andreas Kratky, Armin Linke, Catalina Ossa / Enrique Rivera, PIPS: lab, Jill Scott, Susigames, The Orbitants, The SLatelliterates
FINO AL 30 AGOSTO 2012