di Elena Mandolini
Una prima personale è un evento importante, di consolidamento; il primo passo verso la propria emancipazione artistica. Per Susana Serpas Soriano questo momento si è realizzato venerdì 2 novembre presso il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, dell’Università La Sapienza di Roma.
Visibilmente emozionata, la Soriano inaugura quindi la mostra Wunderkammer – L’ombra del tuono, al suo interno suddivisa in tre settori: “volumi prospettici”, “vedute multiple” e “campane di vetro”.
L’artista, di origine salvadoregna, la racconta così: ” Ciò che volevo, era imprimere le mie opere nello spazio. Ho cercato di dare un rigore logico e di collocarle in maniera simmetrica. Un senso logico a contrasto delle emozioni che desidero far nascere a chi le guarda”.
Un effetto di gran lunga riuscito: ad accoglierci vi sono gigantografie alternate da strutture geometriche e pannelli di minor dimensione.
I “volumi prospettici”, le prime ad attirare l’attenzione di tutti i presenti, sono in realtà piccole architetture tronco-piramidali, dove guardando al loro interno, si possono scorgere immagini della civiltà Maya; una sorta di Wunderkammer (stanza delle meraviglie) appunto, in chiave moderna.
“Amo chiamare le mie realizzazioni giganti bianchi”, continua la Soriano, ” ho cercato di descrivere al loro interno una tensione forte per poi rapportarla e contrastarla attraverso semplici figure geometriche. Le mie opere esplodono in emozioni”.
Nelle “Campane di vetro”, stampe digitali su carta cotone, vengono infatti ritratte ansie ed angosce, attraverso figure quali un filo di ferro stretto attorno ad un collo, oppure una donna incinta china a protezione del bambino, o un’altra ancora che urla disperata graffiandosi il collo; tutte icone raffigurate singolarmente all’interno di campane di vetro simbolo, al contempo, di protezione ed oppressione.
La sezione “vedute multiple”, realizzata con tecnica mista pittura acrilica ed inchiostro, incornicia in diversi pannelli una molteplicità di immagini tratte da libri e riviste. La lettura di tali opere parte da un’immagine centrale, attraverso cui si dipanano linee e segmenti, su cui poggiano ulteriori immagini per analogia o contrasto.
“Noi siamo bombardati da mille immagini ogni giorno. Volevo semplicemente collocarle secondo un criterio associativo o dissociativo”; ad esempio nel Pannello 6 l’icona principale è la terra arida, circondata da numerose foto raffiguranti palazzi imponenti e grattacieli.
Conclude infine: “Sono come le mie opere. Sto esplodendo, ma di gioia”.
MLAC, Piazzale Aldo Moro n.5 (all’interno della città universitaria)
Dal 2 al 30 novembre 2012
Lun – Ven ore 14:00 – 19:00
Info: 06/49910365