Roma nella Complesso del Vittoriano – Sala Zanardelli
Piazza dell’Ara Coeli, 1
(Fino al 31 marzo 2013)
Una scena del film L’arte di arrangiarsi
Alberto Sordi in via della Conciliazione
1955
Archivio Enrico Appetito
Testo di Luisa Chiumenti
A dieci anni dalla scomparsa, il Comune di Roma ha voluto tributare un omaggio ad un grande interprete di quella che è stata ed è la figura dell’Italiano, nei vari contesti in cui lo ha situato la storia.
E’ così che risalta in tutta la forza espressiva della sua arte, il “personaggio” Sordi, con la presentazione, nella mostra “Alberto Sordi e la sua Roma” allestita nella Sala Zanardelli del Complesso del Vittoriano in Roma (Catalogo, edito da Gangemi).
Osservando i materiali esposti nelle due sezioni in cui si articola l’esposizione, il visitatore può veramente penetrare nella importanza anche psicologica e sociale che assumono, nello straordinario rapporto di Sordi con la capitale, le fotografie, i filmati, le lettere autografe, i materiali audio e video, le sceneggiature, come pure le installazioni, gli oggetti, i documenti, spesso inediti, provenienti dalla casa, dallo studio e dagli archivi privati.
Una scena del film Il conte Max
Alberto Sordi in via V. Veneto
1957
Archivio Enrico Appetito
Da una foto all’altra, da un oggetto all’altro, il visitatore si immerge così nel ricordo delle tante figure, degli innumerevoli personaggi che l’attore ha portato sullo schermo, con tanta sensibilità e capacità professionale. Quanti lo hanno conosciuto e ammirato sono stati consapevoli del fatto che la sua intera vita sia stata consacrata al lavoro, al rispetto del pubblico e all’esaltazione della città da lui tanto amata e sentita come “la più bella del mondo, il luogo migliore in cui vivere” poiché, egli diceva, “Roma è sempre stata la sua casa, i romani hanno rappresentato la sua famiglia”.
Ed ecco così, di fronte a noi, il pianoforte che Sordi suonava nei momenti di relax, la poltrona da barbiere che teneva nella sua stanza da bagno, la bicicletta con cui pedalava nel parco, la macchina da scrivere personale, il salvadanaio donatogli come “cittadino di Kansas City”, il baule con gli attrezzi da ginnastica, ma anche …la benedizione di Giovanni Paolo II.
E si susseguono poi, copioni pieni delle sue note, album fotografici, arredi e costumi, tra cui il cappello, stivaletti e il caschetto di “Un Americano a Roma” o la paletta, il casco e gli stivaloni del “Vigile”
L’esposizione, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione per il Cinema, RAI, con il patrocinio di Fondazione Alberto Sordi, Media Partner, Il Messaggero, è stata curata da Gloria Satta, Vincenzo Mollica, Alessandro Nicosia, che ne ha curato anche l’organizzazione generale, con Tiziana Appetito.
Una scena del film Amore mio Aiutami
Alberto Sordi alla stazione Termini
1969
Archivio Enrico Appetito
Realizzata da Comunicare Organizzando, la mostra mette molto bene in evidenza quale sia stato il rapporto incondizionato, appassionato, sempre a cavallo tra arte e vita, di Sordi con la Capitale, facendo rivivere i luoghi in cui l’attore ha vissuto e quelli in cui ha ambientato la maggior parte dei suoi film, il luogo che ha fatto da stupendo sfondo scenografico ai suoi innumerevoli film e le vicende private di una vita ricca di eventi emozionanti e di grande successo.
Scrive Gloria Satta “Nel romanzo sorprendente della sua vita, la storia d’amore con Roma occupa un ruolo chiave. Albertone era perdutamente innamorato della sua città. La considerava la più bella del mondo e sognava di liberarla dal traffico. Dovette limitarsi a “governarla” nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il 15 giugno del 2000, quando il sindaco Francesco Rutelli gli affidò la fascia tricolore per 24 ore tra ali di folla acclamante. Indimenticabile. L’attore è stato il miglior ambasciatore della romanità nel mondo.”
Ed è particolarmente significativo annotare come l’arte di Sordi abbia saputo rappresentare un percorso così vivo e particolare dell’ italiano dal periodo ante guerra, alla guerra mondiale, alla ricostruzione fino al boom economico, agli anni Ottanta, all’euforia dei Novanta, all’inizio del nuovo millennio.
Ma pur sentendo forte la sua “romanità”, il grande attore ha saputo “raccontare al mondo intero non solo la sua amata città ma l’Italia intera” e, come afferma Vincenzo Mollica, le tante vite vissute da Alberto Sordi, i tanti personaggi in cui si è incarnato, le tante storie in cui si è immedesimato” fanno sì che Sordi si possa considerare “un poeta, figlio di Omero e del Belli, il nostro Ulisse che ha attraversato il dopoguerra italiano sgangherato e sbandato, ma così vitale, col cuore negli occhi, il disincanto nella testa, il non arrendersi nelle gambe, l’arte della sopravvivenza nelle mani, e una risata che quando arrivava era musica e sembrava aprisse le porte del paradiso.”
Egli forse è stato il solo capace di raccontare con grande spirito, come sottolinea Gloria Satta, “un Paese intero con i suoi difetti e le sue virtù.”
Tra film e vita reale, finzione e realtà, la mostra si chiude con le immagini del funerale che testimoniarono tutto l’amore dei romani per Sordi rendendo omaggio alla camera ardente allestita per lui in Campidoglio in cinquecentomila e partecipando in duecentocinquantamila alle esequie del grande artista a San Giovanni.
E concludiamo, invitando i lettori ad una visita a questa bella mostra, riferendo alcune parole di Alessandro Nicosia: “Roma è il luogo dove magicamente sono confluiti film e vicende personali della vita di Alberto Sordi e gli oltre cinquanta film girati nei luoghi della capitale ne sono la testimonianza più significativa. […] A dieci anni dalla sua scomparsa, l’esposizione che gli viene oggi dedicata intende offrire una lettura che, partendo dalla sua romanità, possa ricordarci la grande umanità, la straordinaria capacità d’interprete e d’autore di Alberto Sordi, così come i personaggi che ha portato sullo schermo e che costituiscono la più singolare galleria del nostro tempo.”
Per informazioni: tel. 06/69202049