Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini
Una delle immagini più stereotipate dell’India, quella delle donne dagli abiti coloratissimi e dai gioielli raffinati, degli elefanti, dei cammelli e delle città che sembrano emergere dal deserto come da un sogno, coincide con il Rajasthan, lo stato di nord-ovest verso i confini con il Pakistan grande più dell’Italia e occupato in gran parte dalla steppa e dal deserto del Thar, il deserto più vivace e affollato del mondo, dove basta qualche giorno di pioggia per trasformarlo in un immenso pascolo verde. Da qui sono passate per secoli le carovane tra la Cina e il resto dell’India, per la Persia e l’Asia minore, arricchendo i mercanti locali e facendo splendide le sue città. Rappresenta la regione indiana più nota e battuta dal turismo, dove i tratti comuni con l’India classica sono davvero pochi. Si tratta dell’antica Rajputana, la patria dei rajput, i figli del re, valorosi e fanatici guerrieri medievali che per quasi un millennio hanno seguito un rigoroso codice d’onore, per il quale era preferibile morire piuttosto che arrendersi, e per le donne suicidarsi piuttosto che cadere in schiavitù, e dei mitici maharaja, ricchi signori feudali che fino a mezzo secolo fa hanno esercitato un potere assoluto dalle loro sfarzose regge, oggi trasformate in musei o alberghi di lusso. La popolazione è formata da un vero caleidoscopio tribale che affonda le radici nella preistoria e che li differenzia per i costumi, gli abiti, i gioielli, la religione e l’artigianato.
Questa civiltà ha saputo produrre un artigianato di pregio e una raffinata architettura riscontrabile in templi, moschee, monumenti funerari, fortezze arroccate e lussuosi palazzi che costituiscono la grande attrazione turistica della regione, assieme agli sgargianti abiti femminili ornati da preziosi monili e agli immancabili turbanti dai colori intensi e ai lunghi baffi degli uomini, sempre rigorosamente vestiti di bianco. I colori del deserto sono gli stessi che si ritrovano nei turbanti degli uomini e negli abiti delle donne, ma anche nelle città, ognuna con una tonalità predominante. I colori non sono semplicemente decorativi, costituendo una sorta di linguaggio con precisi e complessi significati. Un reportage fotografico nel Rajasthan non mancherà mai di soggetti attraenti, né di varietà cromatiche.
In Rajasthan un originale itinerario di 12 giorni che, assieme ad alcune delle più famose e importanti località turistiche, penetra nel deserto del Thar consentendo la scoperta di un ambiente e di popolazioni tribali che costituiscono la vera essenza di questa regione. Dopo Delhi il percorso tocca Udaipur, una delle città più romantiche e suggestive dell’India, con i palazzi imbiancati di calce, le torri rastremate dei templi e le cupole del sontuoso palazzo reale che si specchiano nelle acque smeralde del lago Piccola, l’inaccessibile forte di Kumbalgarh sui monti Aravalli, protetto da sette possenti bastioni, e Ranakpur, il maggiore e il più bel complesso indiano di templi giainisti in marmo bianco, meta di pellegrini ma ignorato dai turisti in quanto ubicato in luogo suggestivo e isolato.
Dopo Jaisalmer, capoluogo del Thar, città medievale dall’impareggiabile architettura che svetta su una collina dal deserto come un miraggio, si raggiunge Jodhpur , la città blu con le case cubiche dipinte di questo intenso colore che possiede una delle maggiori e opulente residenze reali indiane, adagiata ai piedi dell’imprendibile forte di Meherangarh, enorme residenza dei principi rajputana oggi trasformato in panoramico museo, quindi rientro a Delhi. Sono previste tre escursioni in fuoristrada nel Thar, con pernottamento in confortevole campo tendato fisso, per esplorare le sue suggestive dune, i poveri ma colorati villaggi di capanne di fango, le sue verdi oasi e i boschetti di arbusti spinosi, e anche per incontrare le carovane di dromedari in perenne movimento, i pastori nomadi con le loro greggi, la fauna peculiare.