IL RACCONTO DI UNA VISIONE IN DIVENIRE.
di Luisa Chiumenti
ll 12 aprile 2014 avveniva a PRATO, l’ inaugurazione del Museo del Palazzo Pretorio, sede dal 1912 del Museo Civico, dopo un lungo e accurato restauro iniziato nel 1998. Il 12 aprile 2024 è stato quindi il decennale di uno dei Musei che maggiormente si è assunto il compito di interpretare “la contemporaneità di ogni tempo e diventare sempre più inclusivo”.
Tale importante evento artistico e culturale è stato suggellato dalla apertura “ di una nuova sala” del Museo a dimostrazione che il Pretorio non è mai rimasto fermo: mostre, nuove sale, linguaggi inclusivi, un polo culturale autism friendly, sono infatti la testimonianza di come l’arte sia capace di coinvolgere tutti con la sua bellezza e la sua capacità di comunicare.
Ed è così che al primo piano si potranno ammirare opere del ‘400 e ‘500 provenienti dai depositi, grazie alla volontà di “investire per valorizzare il patrimonio esistente”, come ha dichiarato con entusiastica consapevolezza, Matteo Biffoni Sindaco del Comune di Prato. Sono state quindi rese godibili diciassette opere che fino ad ora sono state custodite nei depositi.
Il percorso espositivo così si amplia con un nucleo di maestri del Quattrocento che documentano il clima culturale che si riflette nelle tante botteghe attive a Firenze e nelle periferie; e con la preziosa raccolta di Sacre Famiglie e di Madonne con Bambino del secolo XVI composta da dieci dipinti.
Punto di riferimento nel panorama non solo toscano, alla guida della Direttrice Rita Iacopino, il Pretorio ha saputo consolidare ed arricchire un patrimonio inestimabile e, come ha ricordato Simone Mangani, Assessore alla cultura del Comune di Prato, “la scelta dell’amministrazione di ampliare il percorso della Collezione ha saputo ben recuperare l’idea del progetto di Gae Aulenti e Bianca Ballestrero, restituendo maggiore aderenza alla storia artistica del territorio.
Anno dopo anno il Museo ha portato avanti un impegno profondo e consapevole per la conservazione e la valorizzazione e conoscenza delle sue straordinarie collezioni inclusivo e aperto a tutti, attraverso grandi mostre, conferenze, concerti e spettacoli che hanno fatto sì che il Palazzo divenisse un punto di riferimento insostituibile nella vita culturale. Ma si deve mettere in evidenza come, accanto al grande livello dell’impegno artistico e culturale il Pretorio da tempo abbia portato avanti interessanti azioni sul piano sociale come ad esempio quelle performative nel progetto di Teresa Megale “La scena del Pretorio – La reinvenzione performativa (2014-2024)”, dove l’attrice, autrice e regista Elena Bucci, il ballerino, coreografo e artista Virgilio Sieni e la compagnia teatrale “Binario di scambio” si impegneranno nell’entrare in dialogo con il prezioso patrimonio artistico e la variegata articolazione spaziale del museo, “nel segno della contaminazione con la creatività contemporanea”.
Grande e continuativo è infatti il rapporto del Museo con numerose Istituzioni cittadine come, ad esempio la Camerata Strumentale con la Scuola di Musica G. Verdi accanto al Sistema “Prato Musei “sempre in stretto rapporto con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Molte poi le iniziative legate a musica, cinema e letteratura con un forte e sempre più stretto legame con tutti gli istituti scolastici della città e della provincia. Ecco così la mostra “Pretorio Aperto” – 10 anni di sguardi”, in collaborazione con la Fondazione Opera Santa Rita con i lavori di alcuni ragazzi con sindrome dello spettro autistico del Centro “Silvio Politano” che, ispirati alla collezione del Pretorio, offrono una chiave di lettura particolare di alcune opere, con un interessante “dialogo con le diversità”.
E, oltre alla mostra “Nel Segno e nel Colore” (dedicata a Tamagnini), e alle visite guidate alla nuova sala “Dai depositi al museo: dipinti del Quattrocento e del Cinquecento” è interessante ricordare il progetto de “La costruzione del museo” affidata agli architetti Marco Magni, Piero Guicciardini e Francesco Procopio con il grafico Stefano Rovai, curatori del progetto di allestimento del Museo stesso, confermandone l’attualità dopo dieci anni dalla realizzazione.