In molti, almeno una volta, hanno assaggiato i carciofi alla giudia. Difficilmente, infatti, si rifiuta una porzione di questo piatto così semplicema, allo stesso tempo, così gustoso.
Questa preparazione è molto conosciuta e apprezzata sin dal primo boccone in numerosi locali in tutta Italia e anche all’estero. Ma perché questo piatto è chiamato in questo modo? La motivazione è molto curiosa e decisamente antica: ecco l’origine del nome dei carciofi alla giudia.
Origini del nome dei carciofi alla giudia
I carciofi alla giudia sono un piatto tipico della tradizione italiana, ma il loro nome può lasciar intuire che in realtà la paternità di questa preparazione non riguarda soltanto l’Italia. Si tratta, infatti, di un piatto della cucina ebraico-romanesca.
Da sempre il carciofo è un ingrediente molto utilizzato nella cucina italiana, e per risalire all’origine di questo piatto speciale a base di carciofi occorre fare un bel salto temporale, tornando indietro fino alXVI secoloe più precisamente al 1555.
Durante quell’anno, il Papa Paolo IVimpose pesanti limitazionie obblighinei confronti di tutti gli ebrei, tra cui il divieto di possedere beni immobili e l’obbligo di portare un distintivo giallo, come una sorta di segno di riconoscimento. Di conseguenza, tutte le persone che professavano la religione ebraica si trovarono costrette a essere identificate a colpo d’occhio e a vivere separate dagli altri, ritrovandosi così a concentrarsi tutti in una stessa zona.
È così che nasce il ghetto ebreodi Roma, ed è proprio in questo luogo che si sviluppò, frittura dopo frittura, la ricetta deicarciofi alla giudia.
Questa è la teoria più accreditata per dare un’origine a questo piatto, ma in realtà non è sicuro che sia nato proprio in queste circostanze. Alcuni sostengono, invece, che vengono chiamati “alla giudia” perché erano uno dei piatti presenti sulle tavole imbandite dalle massaie ebraiche alla fine dello YomKippur, il giorno della “festa dell’espiazione ebraica” durante cui toccare cibo è severamente proibito.
Altri ancora credono, invece, che questo sia uno dei piatti tipiciche si mettono a tavola per festeggiare la Pasqua ebraica, chiamata più propriamente Pesach. Questa teoria è più accreditata di quella che vuole i carciofi alla giudea come piatto tipico del giorno dell’espiazione, perché avrebbe più senso a livello di stagionalità. Il Pesach, infatti, cade in primavera, momento dell’anno in cui si è in pieno periodo per la raccolta dei carciofi, che sono “di stagione” tra marzo e giugno. Il giorno dell’espiazione, invece, è una ricorrenza che cade in autunno, più precisamente tra settembre e ottobre. E in quel periodo dell’anno, i carciofi non ci sono più.
Un’ultima teoria, invece, sostiene che il termine “carciofi alla giudia” sia nato a causa dei continui spostamenti delle comunità ebraiche, che di luogo in luogo adattavano la propria cucina in base agli ingredienti e alle materie prime che trovavano, ma sempre modellandola secondo i principi Kosher che distinguono ciò che si può da ciò che non si può mangiare. Di base gli ebrei erano un popolo nomade, e ovunque sono arrivati hanno integrato gli ingredienti del posto alla loro cucina: secondo questo ideale, è ciò che è successo con i carciofi fritti.
Considerando che la fritturaè da sempre parte fondamentale della cucina ebraica, poi, non è da escludere che i carciofi alla giudia vengano chiamati così semplicemente perché vanno fritti.
Carciofi alla giudia: cosa sono esattamente
I carciofi alla giudia sono una delle ricette più amate dagli italiani, e in particolare da chi vive nel Lazio, essendo che questo piatto nasce proprio in queste zone. Ma di cosa si tratta, esattamente?
Niente di complicato, in realtà: è una semplice frittura di carciofi, che devono essere rigorosamente della varietà “romanesca”.
Anzi, per essere ancora più precisi devono essere i carcioficimaroli, anche conosciuti come mammole: sono tondi, estremamente tenerie, qualità indispensabile e fondamentale, non hanno spine.
Questa è la varietà che si coltiva nelle zone di Ladispoli, Cerveteri e Civitavecchia, ed è intuibile perciò per quale ragione i romani siano così puntigliosi riguardo alla preparazione di questa ricetta. Non è solo un piatto, ma un vero e proprio simbolo della città di Romae della propria essenza romana.
Anche se estremamente semplice negli ingredienti, prepararlo richiede la giusta tecnica, da affinare nel tempo a forza di provare e riprovare. Di certo, però, i vari tentativi non saranno un problema per chi dovrà fare lo “sforzo” di assaggiare, sacrificandosi e gustando uno dei contorni più amati della cucina del centro Italia. Dopotutto, difficilmente un piatto del genere non fa gola a qualcuno: croccanti, doratie con una deliziosa forma floreale, i carciofi alla giudia hanno sicuramente origini molto antiche, ma sanno soddisfare senza problemi anche i palati di oggi, e di certo continueranno a farlo anche in futuro.