Chiesa dei Batù-Giaveno-TO dal 23 luglio al 15 agosto 2022
Verranno esposte 90 opere di arte africana facenti parte della ricca collezione di Ettore Brezzo, comprensiva di più di 300 pezzi collezionati in 40 anni di viaggi e ricerche. L’esposizione avverrà nella chiesa conosciuta come Chiesa dei Batù risalente al 1576 , dal nome della Confraternita dei Flagellati o Battuti (Batù in dialetto locale) che erano soliti rappresentare in costume il Calvario di Cristo flagellandosi in pubblico durante il venerdì santo. Questa usanza venne abbandonata nell’Ottocento.
I pezzi di particolare intensità sono stati raccolti nel corso di molti viaggi fatti nel continente nero, a partire dagli anni ’80, con la moglie. Viaggi non di natura turistica ma stimolati dal forte desiderio di calarsi nelle realtà frequentate, di provare a coglierne lo spirito e le realtà. “Abbiamo praticato il modo di vivere, di viaggiare e di pensare delle popolazioni e dei contesti che abbiamo attraversato. Abbiamo percorso terre difficili come l’ex Zaire, dove percorrere 100 km, a volte vuol dire parecchi giorni, per lo stato delle piste e per la difficoltà di trovare dei mezzi.
Viaggiato con i mezzi locali più disparati, mezzi sgangherati che a tutta velocità, stracarichi di persone, animali e cose, percorrono le piste della savana e della foresta, alle piroghe del Niger che percorrono leggere la superficie calma delle acque, ai traghetti del fiume Congo, negli stessi modi di cent’anni fa, e a piedi, per assaporare meglio la vita dei villaggi che scorre lenta come i propri passi. Tutto questo a contatto con le persone, con il loro patrimonio di notizie, di leggende e di tradizioni e superstizioni, tramandate oralmente di generazione in generazione…”
Le maschere e le statue esposte fanno parte degli oggetti legati ai riti, alle tradizioni, alle funzioni sociali e magiche che avvolgono la vita delle persone, dalla nascita alla morte. Maschere, feticci, figure di maternità e di antenati che popolano il ricco e complesso mondo religioso africano, oggetti carichi di magia e devozione, semplici nella realizzazione estetica ma raffigurazioni divine a protezione di chi li possiede.
Frutto di questa “passione – malattia”, è il “mal d’Africa” che colpisce quanti si avvicinano e si pongono in sintonia con questo grande continente e la ricchezza di sensazioni che danno le forme d’arte. Una esperienza contagiosa e unica di mostrare forme ed opere ai più sconosciute, di cogliere il significato antropologico di queste opere insieme al loro riconoscimento quali oggetti d’arte.
L’esposizione è un omaggio all’Africa e alle sue etnie, a una terra misteriosa ricca di fascino e tradizioni, all’accoglienza della sua gente e all’arte impenetrabile ma piena di fascino in equilibrio tra la quotidianità e l’incanto onirico della speranza.