Di Giuseppe Garbarino
Basta attraversare un ponte e dalle aristocratiche colline torinesi è facile ritrovarsi immersi nel Borgo Medievale di Torino, un luogo delle meraviglie, una piccola città nella città, un sogno curioso, una finzione eccentrica e a prima vista quasi impossibile, il tutto immerso nel Parco del Valentino.
Qui si concentra il meglio dell’arte medievale piemontese, case, torri, porticati, balconi, sapientemente mescolato nel creare qualcosa che non esiste più e forse non è mai esistito in tale forma così articolata, ricca e prepotente.
Quando il suo ideatore, l’architetto di origine portoghese Alfredo d’Andrade, affascinato da tempo dello stile medievale, coordinò un gruppo di artisti ed intellettuali in occasione dell’Esposizione Generale Italiana del 1884, mai avrebbe immaginato il successo e la longevità del suo progetto, che ancora oggi suscita curiosità ed interesse da parte di moltissimi visitatori.
La Società promotrice dell’Industria Nazionale, decise di festeggiare i cinquant’anni dello Statuto Albertino con una mostra articolata in otto categorie: Belle arti, Produzioni scientifiche e letterarie, Didattica, Previdenza e assistenza pubblica, Industrie estrattive e chimiche, Industrie meccaniche, Industrie manifatturiere, Agricoltura e materie alimentari. Il successo fu tale che parteciparono in qualità di espositori 14.237 persone, tra marchi, artisti e artigiani che mostrarono i propri lavori a circa tre milioni di visitatori.
In quel contesto espositivo venne concepito il Borgo, una raccolta di luoghi unici che oggi tramandano l’arte e lo stile di un’epoca lontana, il XV sec. Pensate che questa riproduzione, definita copia molto fedele di un borgo tardo medievale, doveva essere abbattuta alla fine dell’esposizione, ma ancora oggi, grazie al suo indiscusso fascino è affacciata su quella strada dove si vedono chiese, palazzi, aggraziati balconi, fontane e decorazioni riprese da numerosi edifici sparsi nel Piemonte dell’epoca. Oggi, ad oltre un secolo, la patina del tempo sembra quasi vera, dando la possibilità al visitatore di immergersi nella storia e fantasticare di farne parte per un po’.
Tutto è sovrastato da una Rocca, dimora signorile fortificata, dove le stanze sontuosamente arredate con le ricche suppellettili di un tempo ci trasportano idealmente alla vita del Quattrocento. La visita è un continuum crescente, dalle corazze e le armi riposte nel camerone degli uomini d’arme si passa alla sala da pranzo, alla cucina piena di vita, poi, sala dopo sala si accede al luogo dove il nobile amministrava i suoi beni e i sudditi, una copia dell’originale sala baronale detta degli Spagnoli del Castello della Manta di Saluzzo, infine la camera con il grande baldacchino, ispirata al castello di Issogne.
Originariamente il Borgo ospitava numerose botteghe artigiane, fabbri, orafi, mobilieri, oggi il tutto è farcito dal consumismo del turismo spiccio, anche se il fascino rimane indiscusso, anzi la vista al luogo lascia sorpresi da tanta attenzione ai particolari, un vero museo a cielo aperto, anzi un sito archeologico monumentale unico nel suo genere, falso, ma al tempo stesso perfetto e adatto ad essere trasportati nel tempo antico. Furono quasi trenta i siti medievali studiati per riprodurre nel modo più fedele possibile l’essenza stessa del Medioevo piemontese e della vicina Val d’Aosta, con i castelli di Challant, Verrès e Issogne.
Nelle sale è possibile fare incontri particolari, come un dente di narvalo, un tempo simbolo misterioso del più famoso e fumoso unicorno o liocorno tanto caro alla tradizione romantica, creatura leggendaria dal corpo di cavallo con un singolo corno in mezzo alla fronte. In cucina paperi ed altra cacciagione sapientemente imbalsamata rende vivo l’ambiente, mentre gli affreschi coloratissimi fanno sfilare i volti di un tempo e gli stemmi delle antiche casate. Gli arredi del castello riproducono fedelmente oggetti e mobilio del tempo; anche se si tratta di riproduzioni, queste vennero eseguite con maestria ed attenzione che rispecchia fedelmente il metodo di realizzazione, la pigmentazione delle ceramiche e il legno utilizzato.
Oggi oltre alla visita al Borgo e al Castello è possibile passeggiare nel giardino, realizzato a partire dal 1996 rispettando gli aspetti storici ed iconografici tratti da disegni ed illustrazioni dell’epoca; lo spazio verde è suddiviso in tre zone: il Giardino delle Delizie, con le piante ornamentali per la bellezza del castello e quindi per lo spirito, il Giardino dei Semplici per le piante officinali che dovevano servire alla salute del corpo e l’Orto, naturalmente per la tavola.