Testo e foto di Paolo Ponga
Nel mondo ci sono alcuni posti magici, entrando nei quali hai la sensazione di immergerti in un altro tempo, in un’altra vita. Qualche volta si tratta di luoghi creati semplicemente dalla natura, in altri casi la magia viene da opere costruite dall’uomo in luoghi inaccessibili, sulle cime di aspre montagne o nel nulla di foreste o deserti. Molto più difficile che questa sensazione giunga in un luogo incantato a mezz’ora di strada da una grande città. Questo è il caso di Trakai, in Lituania.
Vicino e facilmente raggiungibile in auto da Vilnius, la capitale, il luogo assume due aspetti contrapposti a seconda delle stagioni, mantenendo però in entrambe un fascino difficilmente rintracciabile in altri posti: d’estate è un animato centro di attività sportive all’aria aperta che d’inverno si trasforma nel castello fatato di Biancaneve.
Per farsi un’idea della bellezza del posto occorre immaginare un’immensa ed antica foresta oggi parco nazionale; al suo interno una penisola circondata da 3 laghi, il maggiore dei quali, il lago Galvé, circonda 21 isole diverse; di fronte alla sua estremità una piccola isoletta, ora collegata da un ponte di legno e su di essa il castello dell’isola. La sensazione che si prova guardandolo è di un viaggio nel tempo, nell’era dei cavalieri e delle gentili dame.
Il Granduca di Lituania Kestutis a metà del XIV° secolo costruì un castello sulla penisola e dopo di questo iniziò l’edificazione di quello sull’isola, con lo scopo di portare la corte in un luogo inespugnabile dal quale partire per contrastare le armate dell’Ordine Teutonico, i Prussiani dell’est. Morto durante una battaglia contro di essi, lasciò il trono al figlio Vytautas detto il Grande che, alleandosi con la Polonia, li sconfiggerà nella grande battaglia di Grunwald. La vittoria, e le sanzioni economiche imposte ai Teutoni, porteranno grandi ricchezze allo stato lituano che le impiegherà per terminare la costruzione del castello di Trakai, rendendolo famoso e magnifico, non più fortezza militare difensiva, ma sede della corte ducale. Durante la guerra Russo-Polacca (1654-1667), la zona venne però conquistata dai russi, che distrussero il castello della penisola (di cui rimangono solo alcune rovine) e causarono enormi danni a quello sull’isola.
Alla fine dell’800, contemporaneamente con i primi timidi concetti relativi all’indipendenza del popolo lituano, si cominciò a pensare ad una ricostruzione del castello sull’isola, che venne intrapresa agli inizi del 1900 e terminata nel 1992… due anni dopo l’indipendenza dall’URSS. Trakai diventò immediatamente uno dei simboli della rinata nazione lituana, e venne effigiato nella cartamoneta da 2 litai. Grazie alla bellezza del luogo, ed alla sua storia così importante per i lituani, divenne ben presto uno dei principali centri turistici della regione.
Sono numerose infatti le attrazioni che d’estate richiamano qui folle di visitatori: è possibile noleggiare barche a remi, pedalò, barche a vela, sorvolare il castello in mongolfiera, od assistere a tornei ed a combattimenti medievali che si svolgono all’interno delle mura. Oppure semplicemente prendere il sole e poi rinfrescarsi facendo una nuotata nelle limpide acque del lago Galvé.
Se invece si decide di visitare il castello in pieno inverno, si incontrerà una temperatura decisamente sottozero, con uno spettacolo molto diverso che offrirà comunque una graditissima sorpresa: il lago completamente ghiacciato. Sarà così possibile assistere allo spettacolo dei pescatori che mediante una trivella a mano bucano il ghiaccio e pescano con una canna cortissima. In più il ponte di legno che porta sull’isola è perfettamente inutile, poiché è possibile accedervi camminando sul lago, esperienza che dona un’emozione suggestiva.
Al termine della visita al castello, è d’obbligo recarsi nel vicino villaggio sulla penisola, dove le sue case di legno ospitano una comunità vecchia di secoli: il Granduca Vytautas assunse infatti come guardia personale una popolazione tartara di origine turca, i Caraimi. La loro particolarità? Fanno parte di un ceppo piccolissimo di ebrei proveniente dalla Crimea (ed anticamente dalla Mesopotamia), attualmente sopravvissuti in circa 60 individui a Trakai, ed in poche altre centinaia nel resto del mondo, scampati all’invasione nazista ed ai progrom russi in quanto considerati innanzitutto turchi. Il loro centro di preghiera, la Kenessa, è uno dei tre ancora esistenti al mondo.
I Caraimi sono riusciti nei secoli a mantenere le loro tradizioni, comprese quelle culinarie, delle quali sarebbe uno spreco non approfittare: è infatti all’interno del ristorante tipico Kybynlar che si può avere il privilegio di assaggiare i Kibinai, grossi ravioli fatti a mano e ripieni di carne che vanno innaffiati con un boccale di Svyturus, l’ottima birra lituana.