Con una iniziativa promossa e realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, presieduta dal prof.Avv.Emmanuele F.M. Emanuele, in collaborazione con la Fondazione Federico II, è stata allestita, negli spazi ampi e luminosi del Palazzo Cipolla in Roma, una mostra di grande fascino dal titolo: “Sicilia. Il Grand Tour”. Acquerelli di Fabrice Moireau, un racconto di viaggio di Lorenzo Matassa. Ed è proprio la Sicilia che vedevano i Grandtouristi quella che gli acquerelli di Fabrice Moireau fanno rivivere perché capaci di colmare il cuore di sentimenti vivi per una Natura forte e un’atmosfera appassionata che coinvolge chiunque giunga in quelle terre per la prima volta e senta poi il desiderio di ritornarvi più e più volte. Si tratta di una suggestiva raccolta di acquerelli (circa 400 opere concesse dalla Fondazione Dragotto) di colui che fu definito “il pittore dei tetti di Parigi” che, raccontata dal magistrato scrittore Lorenzo Matassa, immerge il visitatore in quel turbinio di intense emozioni che prova chiunque giunga in Sicilia sotto l’influsso anche di immagini già viste negli schizzi che tracciavano i grandi viaggiatori del ‘700 e 800 in uno splendido spettacolo di luci e colori smaglianti, tipici di quella terra.
E se in effetti, i diari dei Grandtouristi non mancano di descrivere le grandi difficoltà e i pericoli affrontati nei loro viaggi in Sicilia, la gioia di vedere quei luoghi era tale, da far dimenticare ogni cosa. E con un’analoga suggestione, ecco che viene a formularsi in mostra, attraverso gli acquerelli di Moireau, una sorta di rinnovato “percorso goethiano” che il volume “Sicilia, il Grand Tour” edito dalla Fondazione Tommaso Dragotto, con il racconto di Matassa, ne accompagna il tragitto. Ed è giusto ricordare che il fascino di quei luoghi si sia affermato da sempre se anche Federico II di Svevia, di fronte ai paesaggi che trascorrevano davanti ai suoi occhi, ebbe modo di affermare che il suo soggiorno in Sicilia gli dava tanta felicità da “non invidiare a Dio il Paradiso”. Gli scritti di Lorenzo Matassa, nella loro poetica esposizione, esprimono bene quella profonda meraviglia che colpiva i viaggiatori stranieri di fine Settecento ed inizio Ottocento, meraviglia che Goethe sintetizzò nelle parole: “È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.
Testo di Luisa Chiumenti