Il progresso ha scavato un solco profondo tra la città e le campagne, basti pensare ad una metropoli come Shanghai e la vita semi-medioevale delle zone interne, come lo Xin-jiang, oppure a quel coacervo urbanizzato e ipertecnologico come Bangkok, paragonato alla vita dei contadini che si incontrano già a pochi km fuori dai sobborghi.
Basta uscire dalla caotica capitale thailandese ed avviarsi verso ovest, per entrare pian piano in una sorta di macchina del tempo. Un’ora di auto è sufficiente per un breve ritorno al passato, in un luogo dove si è ancora fermi agli usi e costumi di 50 anni fa, per scoprire che la vita semplice e sobria dei contadini ha ancora un suo fascino ed una sua rete sociale che garantisce un benessere interiore, più che esteriore.
I mercati di strada sono luoghi in cui è possibile ammirare come quella che noi chiamiamo “la vita di paese” garantisca una qualità dell’esistenza e la costruzione di una rete di rapporti umani ormai impossibili in una grande città. E allora, per rendersene conto, si può andare a Maeklong, un piccolo paese situato a metà strada tra Bangkok e Ayutthaya, a 60 km dalla città.
La peculiarità di Maeklong è il mercato del pesce, collocato sulle rotaie della ferrovia dove, com’è giusto che sia, quattro volte al giorno passa il treno, una sorta di antica littorina che trasporta il pescato fresco proveniente da Samut Sakhon, uno dei più grandi mercati ittici del Paese. In realtà, a voler essere pignoli, bisognerebbe partire proprio da Samut Sakhon che, pur non essendo una località turistica, è molto interessante da visitare.
L’odore del pesce viaggia nell’aria, è quasi nau-seabondo, ti entra nella pelle, oltre che nelle narici, non te lo togli di dosso neanche con la soda caustica. Ma un giro nel mercato locale è d’obbligo, come sarebbe d’obbligo stazionare sui moli la mattina presto, per osservare le barche che tornano dal mare aperto e i pescatori che scaricano le fatiche di una notte di lavoro. Dalla stazione di Samut Sakhon si prende, per pochi bath, il treno che in quasi tre ore collega la costa a Maeklong, dove si arriva a metà mattinata.
A Maeklong, il piccolo convoglio attraversa una fila di edifici collocati a ridosso delle rotaie. Anzi, ad essere precisi, le costruzioni stavano lì prima che fosse costruita la ferrovia. Come il mercato. Ma nessuno ha pensato di “delocalizzarlo”, tanto che problema c’è? Si spostano i venditori al passaggio del treno, si aprono come il Mar Morto con Mosè, per richiudersi subito dopo. Nessuno si scompone, è un rituale quotidiano al quale tutti sono abituati. Al fischio del treno, che comunque percorre il tratto finale prima della stazione a passo d’uomo, i venditori fanno letteralmente un passo indietro.
Si ripiegano le tende, come le capote delle spider, i banchi vengono fatti scorrere indietro su piccoli binari, giusto lo spazio per far passare il convoglio, mentre le ceste piene di pesce e di ortofrutta rimangono fra le rotaie, superate millimetricamente dal pianale dei vagoni. Poi si rioccupa lo spazio, come se nulla fosse, per ripetere l’operazione quando il convoglio torna indietro.
Per otto volte al giorno i venditori fanno questo avant-arrière, una prassi normale che provoca solo la curiosità dei turisti, che ormai giungono sempre più numerosi ad osservare questo insolito fenomeno, tanto che molti tour operator hanno inserito nei propri programmi una trasferta a Maeklong. Oltre al pesce, a Maeklong si possono trovare tutti i prodotti ortofrutticoli della zona, per non parlare delle svariate varietà di insetti (cavallette, lombrichi, scarafaggi) che a noi fanno orrore, ma che per molti thailandesi sono cibo prelibato.
In questo market trip vale la pena di allungare di un’altra ora il viaggio, per raggiungere, un po’ più a nord, Damnoensdouak, dove si tiene un altro mercato molto caratteristico. Invece che sulla terraferma, questo si tiene sull’acqua, all’interno di un groviglio di canali sui quali galleggiano un’infinità di piroghe cariche di ogni genere di mercanzia. Sono soprattutto le donne a tenere banco, acco-vacciate in mezzo ai prodotti esposti sul fondo piatto delle imbarcazioni.
Si arriva in barca, ovviamente, sui cosiddetti “long-tail”, le lunghe piroghe molto veloci con un lunghissimo albero motore, guidate con piglio sportivo da gio-vanotti tanto esperti quanto spericolati. A Damnoensadouak si scende, e si comincia a contrattare con il coltello fra i denti con i venditori, che contempo-raneamente remano, prendono la merce, discutono con gli avventori, afferrano i soldi e danno anche il resto, dando prova di un equilibrio circense.
Un latte di cocco per rinfrescarsi e riprendersi dall’umidità della giungla, e si torna a Bangkok, per chiudere in bellezza con il Ratchada Night Bazaar a Ratchadaphisek Road, sul lato est del Chao Phraya, il limaccioso fiume che attraversa la città, un immenso mercato notturno dove si può trovare ogni genere di mercanzia, generalmente di bassa qualità, a cominciare dai falsi, ma dove è possibile concludere buoni affari. Niente a che vedere con i mercati contadini, qui siamo in città, il luogo è pieno di turisti ma, nonostante tutto, possiede un suo fascino.
Per info Turismo thailandese e Tat news
Testo di Marco De Rossi