Per tutto il mondo è il Ponte Vecchio, quello ricostruito nel 1339 dopo una delle tante distruttive alluvioni che ogni tanto colpiscono Firenze.
Al suo ingresso, verso Por Santa Maria si ergeva la “pietra scema”, una statua ormai illeggibile che il popolo voleva rappresentasse Marte, il dio romano alla quale era stata dedicata Fiorenza al momento della sua fondazione.
La “pietra scema” è poi scomparsa portata via della acque limacciose dell’Arno. Ponte Vecchio era una volta fortificato e forse è il motivo che contribuì alla sua caratteristica principale, le casupole costruite sui due fianchi della strada che lo attraversava, molte delle quali sono oggi arditamente slanciate sul vuoto, quasi in bilico e sorrette da semplici travi di legno.
Nel 1442 il Comune di Firenze, proprietario del ponte, decise di locare tutte le botteghe all’Arte dei Beccai, i macellai. Dopo qualche anno venne deciso di vendere le botteghe e liberarsi dell’onere della loro difficile manutenzione, ma questa operazione si rivelò rovinosa per la struttura dell’antico Ponte Vecchio.
La speculazione prese infatti il sopravvento e gli ordinati negozi si allargarono senza un piano comune, soprattutto con mensole e puntelli di legno o metallo. Un nuovo intervento edilizio sul Ponte Vecchio si ebbe nel 1565, quando per festeggiare le nozze tra Francesco de’ Medici e Giovanna d’Austria, il granduca Cosimo I affidò al noto architetto Giorgio Vasari la realizzazione del noto Corridore o Corridoio Vasariano, un’ardita costruzione che collegò Palazzo Vecchio alla reggia di Palazzo Pitti, un percorso per permettere alla famiglia granducale di andare nei due palazzi senza farsi vedere dal popolo.
In quel periodo sul Ponte Vecchio vi erano 3 attività di beccai, 3 pizzicagnoli, 5 calzolai, 2 legnaioli, 2 biadaioli, 1 bicchieraio e una decina di venditori di generi diversi, tra i quali anche un’osteria. Al centro del ponte si teneva un mercato delle erbe che rendeva probabilmente il luogo molto caratteristico.
Ma nel 1593 il granduca, stanco della mancanza di decoro, degli odori e della volgarità dei gestori delle botteghe del Ponte Vecchio volle risolvere una volta per tutte l’antipatica situazione. Agli odori del mercato si sostituirono in breve tempo i colpi degli orafi intenti a lavorare oro e argento, sicuramente il tintinnio dei metalli nobili e il luccichio delle pietre preziose sembrarono più adatte a Cosimo I, che aveva l’abitudine di far passare dal Corridore i suoi più illustri ospiti che qui potevano ammirare la famosa quadreria che era sistemata nel passaggio aereo.
Con il passare del tempo il Ponte Vecchio diventò uno dei più famosi mercati di gioielli d’Europa, grazie alla sua unicità storica e architettonica.
Testo di Giuseppe Garbarino