L’isola di Sal, una delle dieci isole che compongono l’arcipelago di Capo Verde, prende il nome dal minerale che troviamo tutti i giorni sulle nostre tavole, il sale.
Storicamente il sale ha giocato un ruolo molto importante nell’economia di questa isola brulla, anche se il minerale è da sempre concentrato in un’area circoscritta: il cratere del Pedra de Lume, un vulcano estinto qualche migliaio di anni fa.
Spezzando una settimana di sole e mare su una delle bellissime e selvagge spiagge dell’isola di Sal a Capo Verde, decidiamo di concederci un pomeriggio dedicato al benessere. E partiamo per il piccolo abitato di Pedra de Lume – poche case basse e una chiesetta, la più vecchia dell’isola, costruita nel 1855 – dove ancora si possono vedere i vecchi tralicci della teleferica ormai in disuso, che una volta servivano per il trasporto del sale e che salgono verso un tunnel artificiale, largo un paio di metri e lungo circa 50, scavato nel 1804 per consentire l’estrazione del minerale.
All’uscita dal tunnel si apre uno spettacolo mozzafiato, la vecchia salina incastonata nel cono del vulcano che nei secoli è stato eroso e abbassato dai venti sferzanti che durante molti mesi dell’anno tormentano l’isola. Tutt’intorno una grande spianata di campi bianchi con vasche di acqua ora turchese, ora rossa, ora scura.
Trovandosi allo stesso livello del mare, il vecchio cono viene invaso dalle acque dell’Oceano che fanno un tortuoso percorso attraverso canali sotterranei e, sgorgando in superficie arricchite di oligoelementi, evaporano al sole formando abbaccinanti distese di sale. Scendendo verso il fondo del vulcano passiamo accanto ad alcuni fabbricati di legno usati tuttora dai lavoratori che estraggono il sale ancora in forma artigianale con lavorazioni manuali.
Lo sfruttamento commerciale del minerale risale al 18° secolo ad opera di un portoghese, Manuel Antonio Martins; un’attività poi passata in mano ad una compagnia francese che ha costruito la teleferica per trasportare i blocchi di sale nel porticciolo da dove, su imbarcazioni di dimensioni ridotte, venivano trasferiti al porto di Palmeira e caricati su navi più grandi che facevano la spola con il vicino continente africano.
Oggi l’attività estrattiva è ridotta rispetto al passato e il sale lascia Pedra de Lume a bordo di trattori per essere trasformato in sale destinato non solo all’alimentazione, ma anche al benessere grazie alla concentrazione di oligominerali. Avendo attraversato il cratere tra le chilometriche vasche lungo un sentiero in terra battuta, arriviamo a una sottile striscia di verde dove ci aspettano Monica di Lignano Sabbiadoro, esperta in talassoterapia e vulcanoterapia, e Luca, un ragazzo della vicina isola di Sao Nicolau.
Luca ci porta verso una vasca di acqua melmosa da dove estrae pezzi di fango vulcanico con il quale ci spargiamo liberamente. Per far asciugare lo strato di fango nero ci sdraiamo sulla salina, i cui cristalli sono ruvidi ma sprigionano un calore molto piacevole, anche perché nonostante la giornata assolata il vento è forte e fresco.
Questi fanghi neri favoriscono tutti i processi di depurazione infracellulare ed intratessutale e, per la presenza di argilla, anche il riassorbimento di stati infiammatori come reumatismi e tendiniti. Inoltre accelerano i processi di calcificazione ossea, curano malattie reumatoidi per l’alto contenuto di ioduri e sono anche consigliati nel caso di malattie della pelle come la psoriasi.
Asciugato il fango ci dirigiamo verso un’altra vasca, questa volta di acqua rosa e tiepida. Il colore, ci spiega Monica, è dovuto alla concentrazione di minerali – manganese, silice, magnesio, ferro, zinco, argento ed anche oro fra gli altri – ed essendo 35 volte più salata dell’acqua del mare ci troviamo a galleggiare come turaccioli.
Tolta ogni traccia di fango si passa allo scrub con il sale, un massaggio dolce che aiuta ad eliminare lo strato corneo superficiale rendendo la pelle levigata e che, per osmosi, aiuta ad espellere i liquidi in eccesso, stimolando una profonda depurazione dell’organismo attraverso le vie linfatiche. Grazie anche all’effetto del vento il sale si asciuga rapidamente.
Alcuni decidono di fare ritorno alla vasca rosa per togliere ogni traccia del minerale ma noi preferiamo spazzare via l’eccesso dei cristalli per prolungare l’effetto benefico, prima di riattraversare il cratere, stanchi ma soddisfatti. Un pomeriggio stimolante e salutare, grazie all’uso di fanghi e sali che nei millenni non hanno subito processi di trasformazione, reso ancora più emozionante dallo splendido scenario lunare di Pedra de Lume.
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Testo di Pamela McCourt Francescone