In mostra a Viterbo otto secoli di devozione.
(fino al 6 gennaio 2018)
di Luisa Chiumenti
La grande mostra “Il tesoro di S. Rosa. Un monastero di arte, fede e luce” è stata ideata con l’intento di esporre per la prima volta insieme, per mostrarli al grande pubblico, non solo preziosi manoscritti, documenti e dipinti, ma anche ceramiche, argenti sacri e oggetti d’uso anche quotidiano, che permettono di ricostruire la stessa vita della Santa, nell’ambito delle vicende del monastero, rimaste fino ad ora sconosciute:un monastero, una giovane santa e un tesoro che per secoli è stato conservato con devozione. La mostra “Il tesoro di S. Rosa. Sono stati esposti quindi dipinti, manoscritti, documenti, pale d’altare, statue e oggetti di varia natura che narrano la profonda devozione che la città di Viterbo mantiene viva, intatta, da otto secoli.
Organizzata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, diretta dalla dottoressa Alfonsina Russo, in collaborazione con il Comune di Viterbo e il Centro Studi Santa Rosa la mostra nasce in concomitanza con il restauro degli affreschi in atto nel Refettorio e nella Sala delle Colonne del monastero.
Il percorso espositivo si sviluppa lungo diverse aree tematiche: l’antico monastero e la sua decorazione; la vita di Santa Rosa e la sua canonizzazione; le monache di Santa Rosa e la vita nel monastero; la devozione popolare e gli ex voto. ed ecco, attorno al chiostro, svolgersi un percorso che esalta sia il valore storico artistico e etnoantropologico dei singoli pezzi sia l’aspetto spirituale del luogo che li ospita.
Ogni tematica è stata seguita da un curatore specifico, come è stato il caso di Giannino Tiziani (Beatrice Casocavallo della sezione dipinti e della sezione argenterie), Benedetta Montevecchi, Paola Quaranta (cur atrici sezione ceramiche), Eleonora Rava (curatrice sezione documenti).
Fermiamo lo sguardo, con grande devozione, dinanzi alla teca contenente il corpo della santa, per poi entrare negli ambienti più interni in cui via possiamo ammirare dipinti di particolare interesse storico artistico come quelli restaurati appositamente per l’esposizione: la quattrocentesca Madonna del Latte dipinta su una tegola e un olio su tela del XVI secolo raffigurante Sant’Orsola; il bozzetto di Marco Benefial (gentilmente concesso da Intesa San Paolo) con “La prova del fuoco”; riproduzioni degli acquerelli secenteschi del Sabatini con la storia della Santa, dipinti a metà del Quattrocento da Benozzo Gozzoli nell’antica chiesa andata distrutta; e ancora i preziosi documenti relativi alla santificazione. Tra questi colpisce il manoscritto del 1457 contenente il processo di canonizzazione e le cosiddette “Lettere patenti” di 13 comunità limitrofe che lo sostenevano. Ogni lettera è munita di sigillo e si ritiene che siano i sigilli più antichi (1457) finora noti per quei comuni.
Nella sala del refettorio, dove i dipinti murali appena restaurati consentono di calarsi nella vita del monastero, sono esposti gli antichi “Abadessati”, documenti conventuali che testimoniano i periodi delle varie Badesse; ceramiche antiche ed elaborate oreficerie. Alcune ceramiche recano il nome per esteso della monaca che, messo in relazione con i nomi presenti nei registri dei Capitoli, ha permesso di attribuire con esattezza l’oggetto alla religiosa e di ricostruire uno spaccato della storia del monastero compreso tra la fine del XVI e il XVIII secolo; infine gli ex voto, esposti anche virtualmente grazie alla nuova postazione multimediale, testimoniano la devozione popolare verso la Santa. La mostra quindi, a partire dai restauri eseguiti grazie al prezioso contributo della Fondazione Carivit, diventa un’opportunità di godimento delle opere d’arte e di ispirazione per la fede e la spiritualità. Da tale mostra si coglie quale sia stata la storia e la crescita della città di Viterbo attorno a un così forte simbolo devozionale.
Per informazioni:
www.sabap-rm-met.beniculturali.it