Mostra al Palazzo Pretorio di Prato
Museo di Palazzo Pretorio. Piazza del Comune – Prato
(fino al 14 gennaio 2018).
di Luisa Chiumenti
Si è aperta a Prato, dal 6 settembre 2017 (fino al 14 gennaio 2018), nelle sale del Museo di Palazzo Pretorio, una mostra molto avvincente nei suoi significati e nella bellezza di quanto esposto. Organizzata dal Comune di Prato in collaborazione con la Diocesi di Prato, e curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, la mostra ha inaugurato i nuovi spazi espositivi del Museo recuperati nell’attiguo edificio dell’ex Monte dei Pegni. L’esposizione ha preso lo spunto da quel prezioso mito identitario della città di Prato che si lega a quella che è al tempo stesso: leggenda, storia fantastica e forte espressione di fede: la reliquia del Sacro Cingolo, la Cintola della Vergine Maria che, custodita nel Duomo di Prato, è senz’altro un “simbolo religioso e civile dell’identità pratese e fulcro delle vicende artistiche e storiche di Prato”.
La città e il suo patrimonio di cultura e bellezza vengono così presentati al grande pubblico attraverso le 60 opere, accuratamente scelte dai curatori, aventi al centro la ricostruzione della pala di Bernardo Daddi, restituita alla visione nella sua interezza, ed un’ampia serie di dipinti, sculture e miniature. E’ tutto un rifulgere e un grande spaccato dell’arte del Trecento, di quel periodo cioè in cui artisti come Giovanni Pisano e Bernardo Daddi ricevevano importanti committenze fra cui quelle che esaltarono fortemente la devozione mariana a Prato, divenuta ben presto un “culto civico”.
Ed ecco in mostra (nella Sezione 2^ : “ La pala pratese di Bernardo Daddi restituita”),
la splendida ricomposizione della pala di Bernardo Daddi, dedicata all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso. L’opera era stata commissionata nel 1337-1338 ma poi nel tempo venne smembrata e per molto tempo non se ne potè bene assimilare la basilare importanza ai fini della comprensione del culto della “Sacra Cintola”. Si tratta di un’opera davvero eccezionale per estensione e bellezza, comprendendo originariamente, una doppia predella con la storia del dono della Cintola a San Tommaso e del successivo arrivo della reliquia a Prato, grazie al pratese Michele (questa custodita nel Museo) con la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (Musei Vaticani) e una terminazione con la Madonna Assunta che cede la Cintola a San Tommaso dal Metropolitan Museum di New York.
La sacra Cintola, sottile striscia di lana finissima, lunga 87 centimetri, di color verdolino, broccata in filo d’oro con ai capi due cordicelle per legarla afferma il suo culto nel XII secolo ricollegandosi ad un testo apocrifo del V-VI secolo che narra come la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, fosse giunta a Prato verso il 1141. Vi era stata portata dal mercante pratese Michele che poi, in punto di morte, nel 1172, volle donarla al proposto della pieve. Fra il Due e il Trecento la reliquia divenne vera e propria icona eletta dalla città, che venne così santificata da una preziosa vestigia tanto preziosa, giunta miracolosamente dalla Terra Santa, assurgendo a “motore delle vicende artistiche pratesi”.
E’ interessante segnalare anche in mostra un nucleo scelto di cintole profane del secolo XIV, (esposte nella (Sezione 4 – “La Sacra Cintola, le cinte profane”), che documentano quale sia stato il fascino di questo genere di manufatti, riprodotto nell’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio. Fu il Maestro di Cabestany, attivo nel Roussillon e in Toscana, ed autore a Prato dei capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano, che realizzò la lunetta per la chiesa di Cabestany che raffigura appunto la prima attestazione in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola. A questa sarebbero poi seguite molte altre rappresentazioni che ebbero una diversa interpretazione del tema in area fiorentina, come quella di San Tommaso che afferra la Cintola, e, in area senese, l’immagine in cui appare la cintola, mentre è lasciata cadere dalla Madonna in volo.
Anche il Duomo di Prato fa parte integrante del percorso espositivo, permettendo ai visitatori l’accesso alla Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, per poter anche ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi.
L’ ideazione e progettazione dell’ allestimento è dovuta a Francesco Procopio e il Prezioso il Catalogo, curato di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli (Ed. Mandragora), presenta saggi molto significativi ed utili ad approfondimenti interessanti, fra cui quello firmato da Diana Toccafondi (“Un lunghissimo filo tra passato e presente”), in cui viene ben chiarito lo stretto rapporto “salvifico e difensivo” tra la sacra Cintola, le mura di Prato e la città stessa nei suoi valori sociali ed istituzionali, oltre che fortemente devozionali.
Si ricorda che, in occasione dell’inaugurazione della mostra, è stato presente un annullo filatelico. Il timbro figurato che riporta i riferimenti del Museo di Palazzo Pretorio e della mostra “Legati da una Cintola” potrà poi essere richiesto direttamente agli addetti di Poste Italiane.
Per informazioni:
museo.palazzopretorio@comune.prato.it – www.palazzopretorio.prato.it
tour@coopculture.it (per i gruppi); edu@coopculture.it (per le scuole)
http://etickets.coopculture.it